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E.Romagna: Ferrari (Confindustria), 'mondo non ci aspetta, adesso 5 anni di crescita'

27 gennaio 2020 | 17.44
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Appello del presidente degli industriali a Bonaccini

Pietro Ferrari, presidente Confindustria Emilia Romagna e di Bper Banca
Pietro Ferrari, presidente Confindustria Emilia Romagna e di Bper Banca

"Oggi Bonaccini ha 5 anni davanti per mettere in rampa di lancio e in attuazione tutti quegli interventi che non servono solo alle imprese della nostra regione, ma all'intero tessuto sociale ed economico, all'intera società civile. Il mondo non ci aspetta, bisogna fare presto". Così Pietro Ferrari, presidente di Confindustria Emilia Romagna, commenta, con Adnkronos/Labitalia, l'affernmazione di Stefano Bonaccini alle elezioni regionali in Emilia Romagna. Un'affermazione che, secondo Ferrari, che è anche presidente di Bper Banca, "era per certi versi prevedibile, prima che la disputa regionale venisse 'trasformata' in sfida nazionale". E le imprese saranno pronte a chiedere al governatore riconfermato quegli interventi che a loro parere servono a sostenere la crescita della regione.

"Noi ai candidati -spiega Ferrari- abbiamo presentato il programma 'Traiettoria 2030', frutto di un lavoro di mesi, in cui indichiamo, in un'ottica ben definita, le necessità di una regione altamente performante come la nostra, che vocata alla manifattura, ha spesso l'esigenza di assestarsi. E avevo detto a tutti i candidati: 'appena verrà eletto il nuovo presidente mi troverà in regione'", per parlare degli interventi proposti in 'Traiettoria2030'.

Guardare al 2030, per Ferrari, è indispensabile perché "il mondo non ci aspetta, e questo dovrebbe capirlo soprattutto la politica: oggi non possiamo permetterci di non fare un programma di sviluppo e crescita quanto meno decennale". E nei prossimi anni l'Emilia Romagna, spiega Ferrari, dovrà diventare sempre più attrattiva "non solo per i giovani italiani, ma anche per i 'cervelli' che arrivano da altri Paesi". E in un mondo in cui le tecnologie corrono sempre più veloci, spiega Ferrari, "università e scuole tecniche di secondo grado dovranno essere pronti a formare i tecnici specializzati del domani, che nel 2030 saranno appunto i ragazzi che oggi fanno le elementari".

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