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Energia, decalogo per contenere i consumi dei 32mila enti pubblici italiani

10 ottobre 2022 | 12.45
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Immagine di repertorio - FOTOGRAMMA
Immagine di repertorio - FOTOGRAMMA

Per contenere i consumi dei circa 32mila enti pubblici italiani, il ministero per la Pubblica amministrazione ha recentemente stilato una sorta di decalogo di azioni utili da mettere in atto. A ricordarlo il Centro Studi Enti Locali (Csel), in un'elaborazione per Adnkronos.

Questo prevede, innanzitutto, l’attivazione di corsi di formazione e campagne per sensibilizzare ed educare i dipendenti pubblici a un uso più intelligente dell’energia e la formazione di chi ha la responsabilità di gestione degli immobili, dell’impiantistica e degli acquisti. Viene inoltre promossa la collaborazione a campagne di comunicazione e di informazione diretta alla cittadinanza sull’uso razionale dell’energia finalizzata e l’avvio di iniziative analoghe nelle scuole.

Il ministero ha inoltre esortato a rinnovare impianti e apparecchiature come caldaie, sistemi di illuminazione, serramenti e valvole termostatiche, sostituendoli con nuovi sistemi ad alta efficienza energetica. Vengono inoltre promossi l’inserimento di previsioni relative al risparmio energetico nel 'Codice di comportamento dei dipendenti pubblici' e l’adozione di semplificazioni normative e incentivi per l’installazione di impianti fotovoltaici nel patrimonio edilizio pubblico.

Il pacchetto di azioni raccomandate dal Dipartimento della Funzione pubblica parla anche di incentivazione delle comunità energetiche (modelli innovativi di condivisione, basati su associazioni a cui possono partecipare enti locali, aziende, attività commerciali o cittadini privati, per l’autoproduzione, distribuzione e consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili). Il Decalogo si chiude con l’invito rivolto alle pubbliche amministrazioni a prevedere incentivi e premialità per i dipendenti che si distinguano per l’adozione di programmi di risparmio energetico e di misure per l’uso intelligente e razionale dell’energia nei propri enti di appartenenza e con l’istituzione del premio Pa per l’uso efficiente dell’energia, volto a valorizzare le buone pratiche adottate dalle amministrazioni più virtuose.

L’impennata dei costi dell’energia continua a tenere banco tra le principali preoccupazioni di famiglie e imprese di tutta Italia, e non solo. I timori di non essere in grado di far quadrare i conti a causa degli aumenti abnormi dei costi di luce e gas che hanno caratterizzato gli ultimi mesi non hanno lasciato indenne neanche la Pubblica amministrazione che, con i suoi 3 milioni e 240mila dipendenti dislocati in circa 1,2 milioni di edifici in tutto il paese, non è certo al riparo dalle conseguenze della crisi energetica.

Un caro energia che, secondo le stime di Anci, quest’anno potrebbe costare 1,8 miliardi in più rispetto al 2021. Non a caso, il governo ha affrontato a più riprese questo tema nell’ambito delle misure varate per rispondere alla crisi energetica. Il combinato disposto di questi decreti ha portato, ad oggi, allo stanziamento di compensazioni per circa 800 milioni di euro totali, metà dei quali sono stati ripartiti proprio pochi giorni fa. Una elaborazione di Centro Studi Enti Locali (Csel), per Adnkronos, basata sui dati diffusi dal ministero dell’Interno il 6 ottobre, ha messo in evidenza come sono state suddivise queste risorse.

Il 51% dei fondi compensativi per aiutare Comuni, Province e Città metropolitane a sostenere i rincari di luce e gas sono confluiti verso enti del Nord Italia, che hanno assorbito 203 milioni e 831.018 euro. Agli enti locali del Sud e delle isole sono stati assegnati complessivamente circa 126,5 milioni, pari al 32% del totale, e a quelli del Centro poco meno di 70 milioni (17%). Tra gli elementi che i ministeri dell’Interno, dell’Economia e degli Affari regionali e autonomie hanno tenuto in considerazione per suddividere il fondo, ci sono la spesa sostenuta da ogni amministrazione per luce, gas, contratti di servizio per illuminazione pubblica e distribuzione del gas nel quadriennio 2018-2021, la classe demografica e la zona geografica di appartenenza.

Guardando al dato regionale, emerge che sono le amministrazioni lombarde quelle assegnatarie della fetta più ingente delle risorse: 75.177.047, pari al 19% del totale. Seguono, a grande distanza, il Piemonte con poco meno di 39 milioni, il Veneto con quasi 34 milioni, il Lazio con 32,2 milioni, l’Emilia Romagna con 31,5 milioni, la Campania con 31,1 milioni, e la Sicilia con 30,8.

Comuni, Province e Città metropolitane pugliesi hanno ottenuto complessivamente 22,4 milioni, seguite da quelle toscane, ferme a quota 21,4 milioni, calabresi (14,5 milioni), marchigiane (10,5 milioni), liguri (10,2 milioni), sarde (10,1 milioni), abruzzesi (poco più di 9,5 milioni), trentine (8,5 milioni), friulane (circa 8,4 milioni) e umbre (5,4 milioni). Chiudono il cerchio gli enti locali della Basilicata (4,2 milioni), del Molise (poco meno di 2,6 milioni) e quelli della Valle d’Aosta, fermi a quota 1 milione e 159.372 euro.

A livello individuale, è Roma la città che vedrà il trasferimento più consistente di risorse compensative: 12,4 milioni al Comune e 3,6 milioni alla Città metropolitana. Segue Milano (9,6 milioni cui si sommano i 3,1 milioni destinati alla Città metropolitana) e Torino (6,3 milioni al Comune e 2,6 alla Città metropolitana). A Napoli sono stati assegnati 4,6 milioni di euro, a Palermo 2,7 milioni, a Genova 2,4, mentre Genova e Bologna hanno ottenuto rispettivamente 2,4 e 2,2 milioni di euro.

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