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Energia: on line nuovo numero newsletter Gme

16 marzo 2015 | 13.54
LETTURA: 4 minuti

La pubblicazione si apre con un intervento di Filippo Clò del R.I.E. sul ruolo dello Shale oil nel nuovo ordine petrolifero mondiale

Energia: on line nuovo numero newsletter Gme

E' on line, scaricabile dal sito www.mercatoelettrico.org, il nuovo numero della Newsletter del Gestore dei Mercati Energetici (Gme). La newsletter si apre con un intervento di Filippo Clò del R.I.E. sul ruolo dello Shale oil nel nuovo ordine petrolifero mondiale. L'assoluto elemento di novità della crisi petrolifera in atto, sottolinea Clò, è proprio "l’affermarsi dell’industria ‘shale’ degli Stati Uniti che, da un punto di vista quantitativo, ha contribuito a generare l’attuale condizione di oversupply" mentre, sotto un profilo qualitativo, "presenta connotati sconosciuti al settore petrolifero convenzionale, in particolare: i brevi tempi di entrata in produzione dei pozzi e del raggiungimento della produzione di picco, così come il suo rapido tasso di esaurimento".

Tuttavia, rileva, "il calo dei prezzi si innesca solo quando nel luglio 2014 l’abbondante offerta presente sul mercato si combina con un tasso di crescita della domanda petrolifera ben inferiore alle aspettative, in particolare sul fronte cinese". Ad ottobre poi, "inizia ad apparire evidente l’indisponibilità dell’Arabia Saudita a ridurre la sua produzione e quindi a svolgere il suo storico ruolo di swing producer (produttore residuale)" che a detta di molti può imputarsi a un "attacco diretto all’industria americana volto ad estrometterla dal mercato, nella convinzione (o speranza) che questa risenta in tempi rapidi dei propri elevati (o supposti tali) costi di produzione e dell’alto livello di indebitamento di numerose compagnie coinvolte".

Invece, nonostante siano passati ormai otto mesi "la produzione shale statunitense si sta dimostrando molto più resiliente di quanto inizialmente ipotizzato. Di fatto, l’output Usa non ha sinora subito grossi contraccolpi". E questo perché, aggiunge Clò, "le atipiche logiche produttive dell’industria shale sovvertono i principi classici della produzione petrolifera convenzionale. L’investimento necessario alla perforazione di un pozzo shale è di gran lunga inferiore rispetto a quello richiesto da un pozzo tradizionale".

Inoltre, è molto più breve "il time-to-market della relativa produzione: poche settimane nel primo caso rispetto ad un orizzonte che va dai 5 ai 10 anni". Per l’analista del R.I.E. "questa grande flessibilità, associata all’elevato tasso di esaurimento dei pozzi, fa si che l’industria dello shale rappresenti de facto uno swing producer economico, in grado avviare o interrompere la produzione in tempi quasi immediati a seconda dei segnali di prezzo. Una simile peculiarità induce a ritenere che il nuovo ordine petrolifero mondiale verta su una inedita ‘call on shale’ anziché sulla classica ‘call on Opec’. Secondo l’ex Presidente della Fed, Alan Greenspan, questa industria si rivelerà uno stabilizzatore di mercato molto più efficace del cartello dei paesi produttori".

Le uniche incognite, ricorda Clò, rimangono "l’attivazione della spare capacity dell’Arabia Saudita", più veloce di qualsiasi avvio di produzione di Shale oil e "il divieto di esportare greggio in vigore negli USA dagli anni Settanta". Di fatto, conclude però l’esperto del R.I.E."questa divergenza compromette la capacità dell’industria dello shale oil di rispondere ai segnali di prezzo internazionali, agendo in maniera distorsiva sulla sua capacità di equilibrare il mercato. Va da sé che l’esito del dibattito sulla rimozione del veto all’export di greggio attualmente in corso negli Stati Uniti produrrà conseguenze rilevanti sull’assetto del nuovo ordine petrolifero".

All’interno del nuovo numero sono pubblicati, inoltre, i consueti commenti tecnici, relativi i mercati e le borse elettriche ed ambientali nazionali ed europee, la sezione dedicata all’analisi degli andamenti del mercato del gas italiano e la sezione di analisi sugli andamenti in Europa, che approfondisce le tendenze sui principali mercati europei delle commodities.

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