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Energia, online nuovo numero newsletter Gme

17 gennaio 2019 | 13.23
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Energia, online nuovo numero newsletter Gme

E' online, scaricabile dal sito www.mercatoelettrico.org, il nuovo numero della newsletter del Gestore dei Mercati Energetici (Gme). La newsletter si apre con un intervento di Lisa Orlandi del Rie - Ricerche Industriali ed Energetiche, sul tiro alla fune dei prezzi del petrolio.

"Nel 2018 il Brent ha chiuso in media annua attorno ai 72 doll/bbl, un balzo di circa 20 dollari rispetto al 2017 e di quasi 30 dollari sul 2016. Tuttavia – sottolinea l'analista del Rie -, il trend non è stato univoco né sempre giustificabile attraverso la sola analisi dei fondamentali reali: da valori prossimi a 60-65 doll/bbl in gennaio si è arrivati, con una fiammata particolarmente evidente a partire da settembre, al picco di 86 doll/bbl di metà ottobre, per poi assistere ad un consistente e rapido ripiegamento fino al minimo di 50 doll/bbl del 24 dicembre".

Un simile andamento è scindibile in tre principali fasi, ciascuna delle quali ha alla sua base motivazioni differenti. In sintesi, "se da un lato il dietrofront delle quotazioni poteva ritenersi prevedibile perché i picchi superiori ad 80 doll/bbl erano imputabili più allo stato atteso che non a quello corrente dei fondamentali reali - evidenzia la Orlandi -, dall’altro un crollo a 50 non lo era affatto e, a parere di chi scrive, non durerà: perché se oggi non si può parlare di rischio deficit è quantomeno prematuro sostenere l’idea di un surplus non temporaneo. Il 2019 si è infatti aperto con uno spiraglio di ripresa, che vede prezzi di nuovo nell’intorno dei 60 doll/bbl. Esattamente come accaduto ad inizio 2017 e 2018, gli occhi continuano dunque ad essere puntati sul tiro alla fune tra Stati Uniti e Opec Plus, o meglio sulla tenuta dei record produttivi dei primi e sull’effettività e consolidamento dell’accordo sui tagli dei secondi".

In sostanza, anche se il 2018 si è concluso con prezzi al di sotto dei 60 dollari, osserva l'esperta del Rie "si ritiene probabile, assumendo la prosecuzione dell’accordo Opec / non- Opec per tutto il 2019, una loro progressiva ripresa, pur senza azzardare previsioni sul punto di approdo. È infatti prematuro dire che ogni rischio di scarsità sia superato e questo per diverse ragioni" vale a dire "la tenuta dell’attuale straordinario ritmo di crescita della produzione Usa", "la scarsa consistenza della spare capacity Opec immediatamente disponibile", il "permanere di tensioni geopolitiche in diversi paesi di produzione chiave" e la "timida ripresa degli investimenti in esplorazione e produzione dopo il crollo del 2015 e del 2016".

In sintesi dunque, "il mercato petrolifero presenta allo stato attuale un livello di offerta in grado di rispondere alla domanda. Tuttavia, a fronte di previsioni di crescita dei consumi sostanzialmente stabili (+1,4 mil. bbl/g per il 2019, in linea con l’ultimo triennio) – conclude la Orlandi -, vi sono rischi e fattori evolutivi che riguardano la produzione ad oggi non ponderabili e potenzialmente in grado di scuotere l’equilibrio generale. Per quest’anno, è quindi molto probabile che siano ancora le dinamiche lato offerta a decidere in prima istanza la direzione che l’oil market seguirà".

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