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Energia provoca fiammata inflazione, +4,8% a gennaio

02 febbraio 2022 | 18.58
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L'inflazione vola, le famiglie con i livelli di reddito più bassi diventano ancora più povere e i risparmi, compresi quelli investiti in titoli di Stato, diventano a rischio, così come la crescita. Tutta colpa dell'energia, o quasi, che nonostante il tentativo del governo di calmierare i prezzi negli ultimi sei mesi del 2021 e nel primo trimestre del 2022, fa da combustibile alla ''fiammata''. L'Istat oggi ha annunciato che a gennaio i prezzi al consumo hanno registrato un incremento del 4,8% su base annua, dato record dal 1996, e le prospettive delineano ''una fase calda nei mesi più vicini''.

E per fortuna che c'è l'euro che, dalla sua introduzione, ''sembra aver svolto una funzione di contenimento delle dinamiche inflattive'', spiega l'Istituto. Facendo un confronto tra dicembre 2021 e il dato del 2001 (ultimo anno della lira), emerge che ''20 anni di euro hanno costituito un elemento di scudo contro le dinamiche inflazionistiche più marcate''.

L'Istat spiega che i beni energetici regolamentati ''trainano questa fiammata con una crescita su base annua mai registrata, ma tensioni inflazionistiche crescenti si manifestano anche in altri comparti merceologici. Ciononostante, la componente di fondo, al netto di energetici e alimentari freschi conferma il dato di dicembre, grazie anche al rallentamento dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti i cui andamenti tendenziali sono ancora condizionati dalle limitazioni alla mobilità dovute alla pandemia''.

L'Istat delinea quindi un quadro in cui il covid è ancora il protagonista assoluto: l'arrivo dei vaccini, lo scorso anno, ha consentito di far ripartire l'economia mondiale, con la conseguente impennata della domanda di fonti energetiche. La conseguenza ben conosciuta è stato il boom dei prezzi della bolletta, per le famiglie e per le imprese. La somma degli effetti diretti e indiretti potrebbe mettere a rischio la ripresa economica, che secondo le stime del ministero dell'Economia quest'anno dovrebbe superare il 4%.

Ma se si dovesse ''consolidare un trend dei prezzi al consumo di questa ampiezza, dal punto di vista della crescita, siamo di fronte a un elemento non più sano ma patologico cioè un elemento che può avere conseguenze negative, da vari punti di vista, sull'andamento dell'economia", avverte l'Istituto. ''Guardando i prezzi alla produzione, le curve sembrano ormai delle rette che salgono'' e ''la preoccupazione si consolida, si rafforza'', afferma l'Istat. "Se questo surriscaldamento che sta avvenendo non dovesse cominciare a rallentare credo che le preoccupazioni per l'andamento della crescita del pil siano consistenti".

Inoltre ''un'inflazione così elevata, oltre a colpire i consumatori, può mettere a rischio anche i risparmi, obbligazioni e titoli di Stato''. Infatti ''se i prezzi aumentano rapidamente, i danari sul conto corrente che non garantisce alcun tipo di rendimento si svaluteranno della percentuale di inflazione, quindi ovviamente se l'inflazione dovesse essere duratura questo potrebbe avere impatto negativo'', spiega l'Istituto. ''Anche le obbligazioni, i titoli di Stato, possono essere a rischio visto che i rendimenti sono mediamente bassi e spesso fissi nel tempo, con tutte le conseguenze del caso''.

Il dato di gennaio segna un balzo in avanti, rispetto a una tendenza che era già in forte crescita: l'aumento dei prezzi al consumo era stato del 3,9% a dicembre del 2021, del 3,7% a novembre e del 3% a ottobre. Il nuovo dato porta l’inflazione acquisita per il 2022 a +3,4% per l’indice generale e a +1% per la componente di fondo.

L’ulteriore marcata accelerazione dell’inflazione su base tendenziale, spiega nel dettaglio l'Istituto di statistica, è dovuta prevalentemente ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +29,1% di dicembre a +38,6%), in particolare a quelli della componente regolamentata (da +41,9% a +93,5%), e in misura minore ai prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +22,0% a +23,1%), dei beni alimentari, sia lavorati (da +2,0% a +2,4%) sia non lavorati (da +3,6% a +5,4%) e a quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,3% a +3,5%); da segnalare, invece, il rallentamento dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +3,6% a +1,4%).

L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rimane stabile a +1,5%, mentre quella al netto dei soli beni energetici accelera da +1,6% a +1,8%. Osservando le macro aree, su base annua accelerano i prezzi dei beni (da +5,5% a +7,1%), mentre la crescita di quelli dei servizi rimane stabile a +1,7%; il differenziale inflazionistico tra questi ultimi e i prezzi dei beni resta negativo (-5,4 punti percentuali), ampliandosi rispetto a quello registrato a dicembre (-3,8). Accelerano sia i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +2,4% di dicembre a +3,2%) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +4,0% a +4,3%).

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