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Energia, Tamburi (Enel): "addio al carbone troppo a rilento, accelerare"

27 marzo 2021 | 10.20
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Il direttore Italia di Enel Carlo Tamburi
Il direttore Italia di Enel Carlo Tamburi

L'Italia si è impegnata a chiudere entro il 2025 le ultime centrali a carbone. Il loro smantellamento è centrale nella strategia per la decarbonizzazione di Enel, che controlla gli impianti di La Spezia, Fusina (Venezia), Civitavecchia, Brindisi e quello nel Sulcis in Sardegna, e che oltre a puntare su rinnovabili e batterie prevede di utilizzare gli impianti a gas per un periodo limitato di tempo, ovvero finché la diffusione delle rinnovabili sarà tale da non rendere più necessario il ricorso a soluzioni complementari allo sviluppo delle fonti di energia verde.

A gennaio è stato chiuso il gruppo due della centrale Federico II di Brindisi, la più grande d'Italia. Prossima tappa, Fusina: due gruppi della centrale veneta chiuderanno in estate. Per La Spezia e Civitavecchia ci vorrà invece più tempo. "Per quanto riguarda la centrale ligure il problema nasce dal fatto che il ministero dello Sviluppo economico, su indicazione di Terna, ha detto no alla dismissione dell'impianto in assenza di una capacità aggiuntiva nell'area di 500 Megawatt. Alla fine dell'anno però scade l'autorizzazione integrata ambientale che consente all'impianto di funzionare e visto che per allora non saremo riusciti a realizzare con il gas la capacità richiesta bisognerà trovare un compromesso". Ad affermarlo è il direttore Italia di Enel Carlo Tamburi in un'intervista a 'Il Messaggero'.

Il Paese sta accumulando un ritardo considerevole su questo fronte e a questo punto non è detto che l'obiettivo di dismissione delle centrali a carbone venga raggiunto entro il 2025 come richiesto. "Enel si era aggiudicata mediante gara il contratto per il capacity market per il 2023 per i due nuovi impianti a gas da realizzare a La Spezia e a Fusina, ma l'iter autorizzativo per la costruzione che doveva concludersi a dicembre ora è atteso per giugno, scadenza che con ogni probabilità non verrà rispettata, con conseguente rischio di rescissione del contratto da parte di Terna" sottolinea Carlo Tamburi. La dismissione delle centrali a carbone ubicate in Sardegna, che non è metanizzata, viaggia su un binario diverso. La chiusura delle due centrali termoelettriche alimentate con il carbone sull'isola, di cui una a Fiume Santo, vicino Sassari, che fa capo al gruppo Eph è collegata all'entrata in funzione del cavo sottomarino Tyrrhenian Link, che nei piani di Terna sarà a regime entro il 2028.

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