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Eni, laurea honoris causa a Descalzi: "Da 2010 investiti 1,5 mld in ricerca"

16 dicembre 2016 | 15.59
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Claudio Descalzi, l'ad di Eni - Adnkronos
Claudio Descalzi, l'ad di Eni - Adnkronos

L'Eni guarda alla ricerca scientifica e alla collaborazione con le università: "dal 2010 il gruppo ha investito nella ricerca scientifica 1,5 miliardi di euro di cui il 40% sulle rinnovabili mentre il 60% restante sulle tematiche legate all'upstream". Ad affermarlo è l'ad di Eni, Claudio Descalzi nel corso della sua Lectio Magistralis in occasione del ricevimento della Laurea Honoris Causa in ingegneria per l'ambiente e il territorio consegnatali dall'Università degli Studi Roma 'Tor Vergata'. La lettura delle motivazioni è stata ad opera del Rettore Giuseppe Novelli mentre la Laudatio da parte di Renato Gavasci, il direttore del Dipartimento Ingegneria civile e Ingegneria informatica.

Nel corso del suo intervento l'ad di Eni, che ha evidenziato come questo riconoscimento fosse anche "rivolto a tutta la società e ai colleghi con cui lavoro da 37 anni", si è soffermato sull'impegno ambientale del gruppo in un mondo, quello energetico, in profondo mutamento. "Oggi -afferma Descalzi- c'è la necessità di non andare sopra i 2 gradi, di ridurre le emissioni di gas serra e di rispondere ai bisogni energetici di tutto il mondo. Ancora attualmente ci sono 1,2 miliardi di persone che non hanno accesso all'elettricità, 2,7 miliardi utilizzano le biomasse per l'uso domestico quando sappiamo che questo utilizzo uccide 4,5 milioni di persone".

A livello globale, osserva Descalzi, "c'è la necessità di ridurre le emissioni del 40-70% entro il 2050 e azzerarle entro il 2100". Il vero problema attualmente, rileva, "è quello di riuscire a cambiare il mix energetico a livello globale. Se non si raggiunge la quota di carbone non si raggiungerà l'obiettivo. E in questo quadro il compagno ideale del solare e dell'eolico è il gas". E anche l'Eni fa la sua parte: "puntiamo a ridurre le emissioni di gas serra del gruppo del 43% entro il 2025".

Proprio per questo l'Eni, che si è fatta promotrice di una tassa per limitare le emissioni di Co2, sottolinea Descalzi, punta "ad una riduzione dell'impatto carbonico del gruppo grazie alle politiche che puntano ad una drastica riduzione del flaring; della minimizzazione delle emissioni 'fuggitive' di metano e all'efficienza energetica". Ma non solo il gruppo petrolifero punta anche alle rinnovabili. "Partiamo da impianti vecchi, di impianti a forte contenuto di Co2 o di impianti abbandonati e li trasformiamo. In particolare puntiamo a sostituire il gas usato per la produzione interna con panelli fotovoltaici come stiamo facendo in Africa".

Inoltre il gruppo petrolifero italiano punta all'utilizzo di terreni abbandonati ma non riutilizzabili per installare panelli fotovoltaici. "Abbiamo 4 mila ettari di terreni nel sud (Sicilia, Sardegna, Puglia e Basilicata) che sono stati bonificati (abbiamo speso 2,5 miliardi in 8 anni per le bonifiche) ma che non possono essere riutilizzati. Li stiamo lottizzando e saranno coperti da solare a concentrazione o di panelli fotovoltaici. Questo permetterà di ridurre di 300 mila tonnellate l'anno la Co2".

Descalzi sottolinea che è puntando sulla tecnologia e quindi sulla ricerca nelle rinnovabili che si possano compiere passi in avanti nella sostenibilità ambientale e nella riduzione dei costi di queste fonti.

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