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Epatite C, in India per super farmaco: paziente chiede risarcimento

06 febbraio 2017 | 18.54
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Ha prima comprato online il super farmaco anti epatite C - bloccato al suo arrivo alla dogana dalla procura di Roma - e poi ha affrontato un viaggio fino in India per poter prendere di persona il medicinale e sottoporsi alla terapia. Adesso un paziente residente a Milano, di 72 anni, ha deciso di citare in giudizio l'Agenzia italiana del farmaco e il ministero della Salute per chiedere il risarcimento non solo per le spese sostenute, quindi per il danno patrimoniale, ma anche per i danni non patrimoniali - morali - che ritiene di aver subito. In totale la cifra richiesta è di quasi 46mila euro (fra danni patrimoniali e non).

"Abbiamo fatto causa al ministero della Salute e all'Aifa per il risarcimento danni al paziente - spiega il legale che segue il caso, l'avvocato Daria Pesce - poiché riteniamo inammissibile che una persona affetta da epatite C non veda riconosciuto il diritto alla cura, con un farmaco indispensabile e insostituibile, perché il Servizio sanitario nazionale garantisce la rimborsabilità solo a chi ha le forme più gravi della malattia. E' evidente la necessità che si rifaccia la classificazione del farmaco e lo si renda disponibile a un maggior numero di pazienti. Alcuni ammalati sono morti nel frattempo".

La speranza, sottolinea il paziente, è che una pronuncia "smuova in qualche modo le acque nel nostro Paese". La ragione di questa battaglia, chiarisce all'AdnKronos Salute, "non è certo economica, non mi interessa questo aspetto. Ma se in Italia non fai così, nessuno capisce. Bisogna che ci sia una sentenza che dica le cose nero su bianco. Spero in un'apertura, spero che questo farmaco venga trattato come una medicina normale che si dà a chi ha l'epatite C, senza paletti".

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