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Iraq: equilibri regionali a rischio, difficile partita contro Stato islamico

07 agosto 2014 | 11.34
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Iraq: equilibri regionali a rischio, difficile partita contro Stato islamico

Sostenere il governo iracheno sciita di Nuri al-Maliki contro lo Stato islamico equivarrebbe a mandare un messaggio ostile ai governi sunniti del Golfo. Appoggiare quello siriano di Bashar al-Assad contro i jihadisti islamici è impossibile, per via dello sterminio che lo stesso regime di Damasco sta perpetrando dal marzo 2011 contro il suo popolo. E anche fornire aiuto ai Peshmerga risulta una strategia non praticabile perché né l'Iraq, né la Turchia vedono di buon occhio la possibile secessione dei territori curdi che deriverebbe da un loro aumentato potere. Si fa quindi sempre più complicata la partita che Stati Uniti ed Europa si trovano a dover giocare contro i jihadisti dello Stato islamico, che a fine giugno hanno proclamato un Califfato che va da Aleppo in Siria a Falluja in Iraq, e che negli ultimi cinque giorni hanno esteso i combattimenti anche in Libano, nella città di frontiera di Arsal.

Come ricorda il New York Times, attirando combattenti da tutto il mondo lo Stato islamico ha conquistato anche giacimenti di petrolio e fonti idriche, oltre a complicare le rivalità regionali tra Paesi quali Iran, Arabia Saudita e Turchia. Tra le ultime vittime di jihadisti gli esponenti della minoranza irachena yazidi.

Nelle ultime settimane gli Stati Uniti hanno aumentato l'impegno per combattere lo Stato islamico. Solo ieri il Dipartimento di Stato Usa ha annunciato sanzioni contro chi si ritiene finanzi il gruppo. A giugno la Casa Bianca aveva invece annunciato 500 milioni di aiuti ai ribelli moderati in Siria avvertendo del rischio che le armi potessero cadere nelle mani sbagliate. Alla fine dello scorso anno Washington aveva invece fornito di armi Baghdad e a giugno, dopo che lo Stato islamico aveva preso il controllo di Mosul, il presidente americano Barack Obama aveva annunciato l'invio di 300 consulenti militari per aiutare l'esercito iracheno.

Anche il Consiglio di sicurezza dell'Onu sta aumentando la sua azione contro lo Stato islamico. Solo la scorsa settimana è stato infatti diffuso un documento, redatto dalla Russia, con il quale si chiedeva di non comprare petrolio dal gruppo. Secondo la Coalizione nazionale dell'opposizione siriana, ad esempio, lo Stato islamico vende petrolio al regime di Assad anche se combatte per la sua deposizione. Martedì, il Consiglio di sicurezza ha invece chiesto alle comunità irachene di restare unite contro ''questa minaccia violenza e senza senso all'unità, l'identità e il futuro dell'Iraq''.

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