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Eros Ramazzotti: 'Vita ce n'è' è la mia ripartenza

20 novembre 2018 | 15.42
LETTURA: 8 minuti

Eros Ramazzotti fotografato da Julian Hargreaves
Eros Ramazzotti fotografato da Julian Hargreaves

di Antonella Nesi

Eros Ramazzotti è tornato. Venerdì arriva nei negozi di dischi e su tutte le piattaforme il suo nuovo album di inediti, 'Vita ce n'è', un disco pop dalle sonorità variegate che spazia da ballad intime a contaminazioni elettroniche. L'Adnkronos lo ha incontrato nel suo Isola Studio a poche ore dal grande evento di presentazione che questa sera lo vede protagonista al Castello Sforzesco di Milano, accompagnato da un maestro di cerimonie eccezionale, Pippo Baudo, che è stato anche il suo talent scout ormai quasi 35 anni fa, quando nel 1984 lo fece debuttare tra le Voci Nuove di Sanremo con 'Terra Promessa'.

Dopo tre anni da 'Perfetto' torni al tuo pubblico con un nuovo disco di inediti “Vita ce n’è”. Che significato ha per te questo titolo? "Una ripartenza forte. Non è soltanto il titolo di una canzone o dell'album ma un messaggio preciso: arrivato a questo punto della mia carriera o smettevo o ripartivo. Ma adagiarmi sugli allori passati non fa per me. Allora ho voluto un progetto completamente nuovo, pieno di stimoli e collaborazioni inedite".

È il primo album prodotto interamente da te, seppure vanti diverse collaborazioni: come è stato lavorare con un team così 'largo'? "Non è stato facile mettere insieme tante idee e convogliarle in un disco solo. Mi sono trovato bene con tutti gli autori, con tutti i ragazzi che hanno lavorato ai provini e alla struttura dei pezzi. Diciamo che io ho supervisionato tutto, con l'esperienza che ho fatto in questi quasi 40 anni".

Esiste un filo conduttore che unisce le tracce del disco e che senti come tema irrinunciabile delle tue canzoni? "Il filo conduttore dei miei dischi è sempre l'amore per la musica e l'amore in generale. Perché le canzoni devono arrivare al cuore, devono avere quella forza per emozionare, per dare una spinta positiva. Questo è quello che ho sempre voluto comunicare con le mie canzoni, con i miei concerti. Questo ho sempre sognato di fare nella vita e sono fortunato perché sono riuscito a farlo".

“Vita ce n’è” è un album che contiene molti messaggi positivi. È un auspicio, uno slogan, un invito ad andare avanti: rispetto a cosa in particolare? "È importante andare avanti soprotutto rispetto a sé stessi, per migliorarsi. Non si può tornare indietro. Anche in momenti difficili bisogna essere forti e positivi, avere la capacità di guardare oltre".

Perché hai deciso di dedicare l’album a Pino Daniele? Che rapporto avevate? "Il nostro era un rapporto di amicizia. All'inizio era soprattutto un rapporto di grande stima perché Pino è stato un mito per me e per intere generazioni. Siamo partiti da un rapporto conflittuale per via dei nostri caratteri così diversi e poi è diventata un'amicizia che ha coinvolto anche le nostre famiglie, le nostre figlie. Un gran bel rapporto. Per questo ho voluto dedicargli il disco".

“Per il resto tutto bene” suona come una denuncia in musica alla nostra società. Quali sono le cose che non ti piacciono? "Quando incontri una persona ti dice facilmente: 'va tutto bene'. Ma intorno le cose non girano sempre così bene. È una canzone abbastanza ironica che denuncia delle cose molto negative che viviamo, soprattutto l'omertà, che credo sia uno dei problemi più gravi dei nostri tempi".

“Dall’altra parte dell’infinito” parla della perdita di un figlio. Com’è nata questa canzone scritta con Cheope? "È nata dalla lettura di un articolo su un papà che ogni giorno scrive una lettera al figlio scomparso per una malattia grave. Ogni volta che ne parlo mi emoziono perché è una problematica talmente dolorosa... Essendo padre mi ha colpito profondamente e gli ho voluto dedicare una canzone".

Nel disco ci sono tre featuring con artisti internazionali del calibro di Helene Fischer, Luis Fonsi e Alessia Cara. Come mai hai scelto queste collaborazioni? "Sono collaborazioni che nascono in primis dal genere delle canzoni in cui questi artisti sono stati coinvolti e poi, inutile negarlo, naturalmente anche dal successo che questi personaggi hanno avuto ed hanno. Con tutti e tre mi sono trovato benissimo".

“In primo piano” è una bellissima ballad d’amore scritta da Jovanotti. Com’è nato questo brano? "In primo piano è una canzone scritta da Lorenzo, che ha un testo bellissimo e in cui io ho cambiato tutti gli arrangiamenti per farla diventare più coesa e più coerente con il resto dell'album. E sono molto felice perché quando Lorenzo ha sentito la canzone finita è rimasto anche lui molto contento".

In “Buonamore” parli di quanto sia difficile, anche se necessario, lasciare andare i figli per la propria strada, cercando però di continuare a proteggerli. Quanto c’è dell’entusiasmo e dell’energia che ti danno i tuoi figli in questo disco? "Questa canzone è dedicata ad Aurora, la mia figlia più grande, che finalmente ha coronato la sua rincorsa ad una storia d'amore reale, vera e profonda. Spero che duri nel tempo e comunque questa canzone le rimarrà come un ricordo di questo momento. Ma io come padre ci sarò sempre".

In questo disco hai voluto dare spazio, oltre ad autori già molto affermati come Cheope, Mario lavezzi, Fortunato Zampaglione e Bungaro, anche a nuove firme della scena musicale italiana, come Federica Abbate ed Enrico Nigiotti. Come li hai scoperti e come è stato collaborare con loro? "Enrico mi aveva dato dei pezzi già due o tre anni fa che però non avevo ancora utilizzato, quindi un po' già lo conoscevo e questa è stata l'occasione giusta per collaborare. Con Cheope invece ho voluto iniziare proprio un rapporto di scrittura insieme. Poi lui mi ha fatto conoscere Federica Abbate che io non conoscevo. Ed è con loro, partendo da alcuni miei spunti, che è iniziato tutto il progetto dell'album".

E con Paolo Antonacci, figlio di Biagio, che firma 'Due volontà', come vi si siete incontrati? "Paolo lo conosco da quando era un bambino, essendo io amico di Biagio da tanto tempo. La cosa bella è che lui è passato dal fare rap, dove scriveva mille parole in dieci battute, a fare delle canzoni pop, che sono molto più difficili da scrivere. Credo che abbia messo a frutto anche i consigli miei e del padre. Spero che protegga la sua originalità".

Che musica ascolti? C’è qualche artista in particolare del panorama musicale italiano contemporaneo che apprezzi particolarmente? "Ascolto tutto. Sono legato agli anni '70, '80 e '90 però ascolto anche le cose di oggi: per esempio mi piace Ghemon e mi piace pure Calcutta. Ci sono tanti bravi artisti delle nuova generazione che arrivano al cuore della gente. Io sono aperto a tutto: evviva la musica!".

Racconti da sempre di non aver mai studiato musica e di aver ricevuto parecchie porte in faccia prima di riuscire a farti “ascoltare”. Cosa è cambiato oggi rispetto ad allora e quale consiglio ti sentiresti di dare ad un giovane che si affaccia al mondo della musica? "Se sono qui è grazie al mio temperamento, all'amore della gente e al grande lavoro che si fa, senza cullarsi sui successi passati. Quindi ai ragazzi di oggi dico: studiate molto, lavorate molto. Perché io non ho studiato ma l'esperienza l'ho acquisita sul campo lavorando sodo per tanti anni".

A febbraio ritornerai sui palchi di tutto il mondo con il “Vita ce n’è World Tour”, prodotto da Vertigo/CTS Eventim, che partirà da Monaco di Baviera il prossimo 17 febbraio. Che spettacolo stai preparando? "Solo il fatto che i concerti annunciati stiano vendendo bene (già 200.000 biglietti venduti, ndr.) mi ha dato la spinta per prendere musicisti importanti. Il suono è la prima cosa a cui tengo e sarà top. Per lo spettacolo sto pensando qualcosa di molto bello e diverso ma è presto per parlarne".

Come sarà la scaletta? "Siamo a buon punto ma non è facile costruire la scaletta, bisogna lavorare per sottrazioni. Ci sono tante canzoni che vorrei tenere dentro e ci sono tanti pezzi di questo nuovo disco che vorrei inserire. Ma lo spettacolo non può durare più di due ore e un quarto, due ore e mezza massimo. Perché poi la gente si stanca e mi stanco anche io. Al livello musicale c'è già un'idea precisa, ora dobbiamo lavorare sullo show".

Ai tuoi concerti in giro per il mondo hanno assistito milioni di persone e i tuoi dischi hanno venduto oltre 60 milioni di copie. Qual è l’esperienza live della tua carriera che ricordi in modo particolare? "Sicuramente il tour che ho fatto con Lorenzo e Pino nel 1994 ma prima venivo da un tour mondiale in cui ho suonato ovunque. E quegli anni lì sono stati importanti e forti. Ma io penso che tutta l'esperienza che ho fatto in questi 35 anni è la grande forza che mi porta ad essere qui ancora oggi".

Il tour andrà in 5 continenti, ma non tutte le date sono annunciate: puoi dirci se c’è un territorio in cui suonerai che ti emoziona particolarmente? "Mi emoziona tutto anche se io ho cominciato a girare il mondo già 30 anni fa. La verità è che non ci si stanca mai, perché la musica ti dà quella scintilla che altre cose non ti danno. E per me, appunto, dentro la musica 'Vita ce n'è' ancora molta".

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