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Ex Ilva, vescovo Taranto: "Disastro eco-sociale alle porte"

05 novembre 2019 | 14.19
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Monsignor Filippo Santoro all'Adnkronos: "Conte al tavolo con patti chiarissimi"

(Fotogramma /Ipa)
(Fotogramma /Ipa)

di Elena Davolio
Il "disastro ecologico e sociale è alle porte", il premier Conte deve essere "deciso nell'indicare prospettive concrete" per l'ex Ilva, "servono patti chiarissimi". L'arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, alla vigilia dell'incontro tra Giuseppe Conte e i vertici del gruppo ArcelorMittal, in una intervista all'Adnkronos lancia un appello al governo: "Questo disastro ecologico e sociale è alle porte. Si abbia come prospettiva il bene del Paese anche se dalle premesse che io ascolto non è che ci siano tanti spazi di dialogo".

Il presule, che è a capo della commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, invita a non nascondersi dietro l'alibi dello scudo penale: "La questione non è tanto lo scudo penale, la questione è proprio la scelta di ArcelorMittal di rimanere o di andarsene. Se con le condizioni che ci sono è possibile permanere e mantenere il contratto fatto... Se si verificherà la volontà della proprietà di continuare - e finora aveva dato segnali positivi... - Il punto però è che ci vuole una manifestazione chiara di che cosa si vuole fare per continuare ad andare avanti". Il vescovo invita il premier Conte a sedersi al tavolo con i vertici del gruppo con patti chiarissimi: "Ci potrebbe essere ancora da parte del governo qualche segnale, qualche formula di garanzia che renda possibile la continuità della produzione, ma a dei patti chiarissimi - scandisce - che consentano lo sviluppo".

Quanto all'ipotesi di un decreto legge da estendersi a tutte le aziende nelle condizioni dell'ex Ilva, mons. Filippo Santoro osserva: "L'ipotesi può essere accettata anche se l'ArcelorMittal ha già detto che si tratta di rescissione del contratto. A mio giudizio, però, da parte del governo si dovrebbe subito mettere in atto un piano di sviluppo del territorio tarantino perché nell'ipotesi che l'accordo non ci sia, ci sarà realmente una emergenza occupazionale per cui ci vuole un piano lungimirante che porti a Taranto grossi investimenti, che favorisca l'agricoltura, il terziario, tutto ciò che deriva dal mare, il turismo. Cioè, - ragiona ancora il vescovo - se vanno via quattromila persone dall'ArcelorMittal, il governo deve potere indicare una strada, non rassegnarsi alla cassa integrazione per anni e anni".

Ha ragione Legambiente a denunciare gestioni approssimative sull'azienda? "Il mio giudizio - dice mons. Santoro - è che in tutti questi anni si poteva pensare ad una occupazione diversa. Certo, non nel giardinaggio, perché se non c'è una realtà che produce come è che si pagano le persone occupate. Parlo di un piano più lungimirante, che facesse fare leva sui nuovi investimenti e quindi sbocchi occupazionali, senza ricorso permanente alla cassa integrazione che deve essere temporaneo".

Un disastro, quello dell'ex Ilva - dice mons. Filippo Santoro con grande preoccupazione - figlio di una non-curanza e di una mancata lungimiranza da parte della politica e delle parti in causa. "Questo disastro viene da lontano. Trenta anni fa, Giovanni Paolo II venne a Taranto e disse: 'E' suonato il campanello di allarme'. Il Papa indicava una produzione non a danno dell'uomo, piani di sviluppo alternativi, lo aveva detto 30 anni fa. Il fatto è che siamo alla non-curanza da tanto tempo. C'è stata una lungimiranza mancata da parte della politica, dell'azienda perché a quell'epoca già cominciava Riva che ha pensato solo a fare l' acciaio e non ad avere un rapporto positivo con l' ambiente e la città".

L'arcivescovo di Taranto ragiona anche su un'altra ipotesi che è stata avanzata, quella di un intervento economico statale:"Significherebbe che la fabbrica diventa dello Stato, questa è l'ipotesi se ArcelorMittal andrà via, e allora si apre tutto un altro panorama. Finora lo stato confidava nel fatto che il primo produttore di acciaio in Europa potesse mettere a posto le cose; quella è un' altra strada, ma conosciamo bene le conseguenze di quando Italsider era dello Stato. Il quadro è realmente problematico, perciò Conte domani dovrà essere più che deciso nell'indicare la prospettiva".

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