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Ex manager Thyssen chiede la grazia

16 marzo 2018 | 19.33
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(Fotogramma)
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Ha chiesto la grazia al capo dello Stato, Sergio Mattarella, uno degli ex manager della ThyssenKrupp, condannato per il rogo scoppiato nello stabilimento torinese del gruppo che costò la vita a sette operai. L'ex dirigente è stato condannato a 6 anni e 3 mesi di carcere che sta scontando al carcere di Terni dal maggio 2016. 'E' inconcepibile, noi non perdoniamo né concediamo la grazia ad alcuno'' dice all'Adnkronos è Graziella Rodinò, mamma di Rosario. ''Sono stati condannati a quattro giorni di carcere, non all'ergastolo come l'ergastolo eterno a cui sono stati condannati nostri figli, quindi li devono fare. Speriamo che il presidente Mattarella non abbia il cuore tenero da concederla. Lui sa che cosa significa perdere un familiare stretto, ha perso il fratello, può capire il dolore di una mamma''. La richiesta di grazia al capo dello Stato da parte di uno degli ex manager Thyssen è per Rosina Platì, mamma di Giuseppe, un'altra vittima, "una triste sorpresa". "Per noi familiari è inconcepibile: gli imputati la 'grazia' l'hanno già avuto quando hanno ridotto le pene nell'ultima e definitiva condanna in Cassazione. Abbiamo lottato dieci anni per avere giustizia e ancora stiamo aspettando che i dirigenti tedeschi vadano in carcere. Non accetteremo mai che possano uscire anche un'ora prima dalla prigione. Se la vita dietro le sbarre a loro sembra dura, non sanno come è la nostra vita ogni giorno senza i nostri cari".

"Sulla grazia richiesta da uno dei manager della Thyssen, ci affidiamo al Capo dello Stato che, sono certo, deciderà con saggezza, nel rispetto delle leggi e del dolore di tante famiglie. Quello che non si può chiedere allo Stato italiano è l'oblio e il perdono per una strage, che occorre ricordare ancora come monito per il futuro" commenta il segretario di Sinistra Italiana e deputato di Liberi e Uguali, Nicola Fratoianni. "Quello che non si può perdonare allo Stato italiano è il fatto che ci sono ancora dei responsabili di quella strage, che solo perché cittadini di un altro Paese Ue, sono ancora liberi nonostante la condanna. E questa è un'offesa alla memoria di quegli operai - aggiunge Fratoianni - colpevoli solo di lavorare e di essere sfruttati da manager miserabili e spregiudicati".

"A dieci anni dal rogo", aggiunge Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro, "non c'è mai pace per le vittime e per la città di Torino, irrimediabilmente sfregiata da quella tragedia. Credo che in questo periodo il presidente Mattarella abbia questioni ben più importanti da affrontare. E, soprattutto, sono convinto che la sensibilità sinora dimostrata sul tema degli infortuni sul lavoro gli farà ritenere irricevibile tale istanza - conclude -. A maggior ragione ora che le morti sul lavoro stanno tornando di tragica attualità".

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