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Expo, Procura di Milano lavora a ipotesi di giudizio immediato per la ‘cupola’

08 giugno 2014 | 18.37
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Stando a quanto si apprende in ambienti giudiziari, gli inquirenti stanno valutando la possibilità di procedere con il rito più celere rispetto a quello ordinario. Il commissario unico Sala: “Chiunque sa che sono incorruttibile, poteri veri a Cantone”

 (foto Infophoto)
(foto Infophoto)

La cosiddetta ‘cupola’ degli appalti di Expo, finita nell’ultima inchiesta dei magistrati milanesi, potrebbe finire a giudizio immediato, saltando così, come prevede il codice di procedura penale, la fase dell’udienza preliminare davanti al gup. Per ora è solo un’ipotesi ma, stando a quanto si apprende in ambienti giudiziari, gli inquirenti stanno valutando la possibilità di procedere con il rito più celere rispetto a quello ordinario in particolare per l’ex Dc Gianstefano Frigerio, per l’ex ‘compagno G’ Primo Greganti, per l’ex senatore Pdl Luigi Grillo, per l’ex Udc-Ncd Sergio Cattozzo, per l’ex manager Expo Angelo Paris e per Enrico Maltauro.

Per poter richiedere il giudizio immediato i magistrati milanesi hanno sei mesi di tempo dall’arresto dei sei indagati. Da quando sono scattate le manette è trascorsa qualche settimana quindi, fanno notare negli ambienti giudiziari, c’è tutto il tempo per lavorare a quello che viene considerato sempre, Expo a parte, un obiettivo: fare giustizia il più rapidamente possibile. Tuttavia i riscontri allo stato in mano agli inquirenti sono ritenuti già abbastanza solidi. C’è bisogno ancora di qualche chiarimento e di approfondire alcuni capitoli, in particolare in relazione al polo sanitario da realizzare a Sesto San Giovanni.

Un ‘capitolo’ che già conterebbe però su diverse ammissioni da parte degli indagati. Già dai prossimi giorni, quindi, i magistrati potrebbero dar vita a una nuova tornata di interrogatori per definire al meglio i riscontri alle ipotesi accusatorie mosse. Alla fine la richiesta di giudizio immediato dovrà comunque avere l’avallo del procuratore capo Edmondo Bruti Liberati che nei giorni scorsi ha disposto che tutti gli accertamenti che fanno riferimento a Expo siano riferiti al suo ufficio. ‘Capo’ a parte, fanno notare infine alcuni interlocutori, un’accelerazione nell’iter procedurale non sarebbe nuovo al dipartimento al quale l’inchiesta Expo è stata affidata, quello del procuratore aggiunto Ilda Boccassini, che già in passato, per diversi procedimenti, ha fatto ricorso proprio all’immediato.

Sala: chiunque sa che sono incorruttibile, poteri veri a Cantone - “Chiunque mi conosce sa che sono incorruttibile, a me non si sono nemmeno avvicinati”. Il commissario unico dell’Expo, Giuseppe Sala, non ci sta ad essere ‘oscurato’ dallo scandalo tangenti che sta coinvolgendo l’esposizione universale di Milano e ha deciso di metterci la faccia, di andare in tv e di dire la sua, staccando dal suo nome qualsiasi ipotesi che il sistema corruttivo individuato dalle inchieste della procura di Milano possa raggiungere anche lui. “La cupoletta è stata brava a individuare l’elemento debole ed emotivamente debole. Chiunque sa che io sono incorruttibile, e soprattutto lo so io, questo è il motivo per cui non mi si sono neanche avvicinati. Non ha mai provato nessuno, non hanno il coraggio” ha detto Sala che, intervendo a ‘In Mezz’Ora’ di Lucia Annunziata, ha sottolineato: “Sto passando il mio tempo a difendermi”. Sala ha quindi assicurato di vedere “assolutamente di buon occhio” che al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, vengano dati “poteri veri” per combattere il malaffare negli appalti pubblici italiani. “Mi auguro - ha aggiunto - che Cantone abbia poteri e che io possa far distinguere ciò che funziona da ciò che non funziona all’Expo”.

Anzi per Sala se Cantone rinunciasse “sarebbe un grande problema” visto che “è un servitore dello Stato” di primo piano. Il commissario unico dell’Expo è ritornato poi sul faccia a faccia avuto qualche giorno fa con il presidente del Consiglio. “Renzi mi ha rinnovato la fiducia e la determinazione ad andare avanti” ha riferito. Quindi, commentando l’imminente provvedimento anti corruzione che il governo varerà in settimana, Sala ha osservato che “ha ragione Renzi, non dobbiamo aumentare la dimensione dei controlli, ma la loro qualità. Per questo a Cantone devono essere dati dei poteri veri”. Sala ha poi ricordato le parole di Napolitano che lo ha esortato a continuare nonostante la tempesta giudiziaria abbattutasi sull’Expo. “Ringrazio il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che in un momento difficile è stato quello che mi ha chiamato e mi ha dato il suo sostegno. Gli ho detto che ero a disposizione” e anche a lui “ho detto che il destino è nelle vostre mani” ha aggiunto.

Sala ha poi colto l’occasione dell’incontro in tv per spiegare di non aver “mai avuto segnali che la cupola, questa cupoletta di pensionati da prima repubblica stesse tirando dentro Angelo Paris”. “Paris - ha continuato - era un grigio manager che lavorava anche tanto e nessuno di noi poteva immaginare che stesse cadendo in una zona” grigia e “il vero segnale” di sospetto, ha proseguito Sala, “l’ho avuto circa 3 settimane prima” che esplodesse lo scandalo, quando Paris “mi ha nominato dei politici”.

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