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Expo: ritrovati terreni da pascolo di Michelangelo, ora tornano a vivere

05 maggio 2015 | 16.56
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La scoperta del geologo italiano Rodolfo Coccioni sarà presentata il 13 giugno a Milano. Il genio della Cappella Sistina era il più illustre assaggiatore di prodotti agroalimentari dell’antico Ducato di Urbino. Nel corso della conferenza sarà lanciata anche la nuova figura del Comunicatore del Benessere e Selezionatore delle Tipicità Italiane

Expo: ritrovati terreni da pascolo di Michelangelo, ora tornano a vivere

Se Leonardo aveva la sua vigna a Milano, Michelangelo aveva i suoi terreni da formaggio a Casteldurante, oggi Urbania. Ed a ritrovare i terreni del genio italiano della Cappella Sistina è stato il geologo Rodolfo Coccioni, del Dipartimento di Scienze della Terra, della Vita e dell’Ambiente, esperto in Patrimonio Culturale ed Analisi del Paesaggio dell’Università di Urbino. L'annuncio del ritrovamento è stato ufficializzato oggi e gli atti ricostruiti da Coccioni saranno portati il 13 giugno all'Expo di Milano dal geologo, ideatore del Corso di Alta Formazione per la figura del Narratore del Gusto e della Cultura, nel corso di una manifestazione in cui verrà lanciata la nuova figura del Comunicatore del Benessere e Selezionatore delle Tipicità Italiane. "I terreni di Michelangelo -spiega Coccioni- erano destinati al pascolo per produrre, appositamente dal grande artista italiano e protagonista del Rinascimento, il cascio di guaime, oggi conosciuto come 'Casciotta di Urbino', formaggio Dop a pasta semicotta fatto con una miscela di latte prevalentemente ovino e subordinatamente di latte vaccino". "Michelangelo -racconta Coccioni- era appassionatissimo di questo formaggio fresco e dolce dell'antico Ducato di Urbino, prodotto con latte di animali nutriti con il guaime, l'erba tenera che rinasce dopo la prima falciatura. Sembra addirittura che si nutrisse quasi esclusivamente della casciotta d'Urbino, se in una delle celebri Rime si legge: 'L'anima mia dal corpo ha tal vantaggio, che se stasat' allentasse l'odore, seco non la terre' 'lpan e 'l formaggio'. Tanto che, per garantirsene un'abbondante scorta, mentre era impegnato con la Piazza del Campidoglio e con la Basilica di San Pietro in Vaticano e la sua Cupola, aveva fatto affittare, come risulta da un atto notarile del 12 febbraio 1554, tre poderi con casa e terreno nei pressi di Casteldurante dal suo domestico e più stretto collaboratore, nativo proprio di questa cittadina, Francesco Amatori".

"Nell'atto notarile tra l'Amatori e i fittuari dei terreni -continua Coccioni- si menzionano i tre poderi 'Vicelicet uno detto de Collonello, secundo detto delli Camporesi, tertio nuncupato de Ca la Ricciola...' e si legge tra i patti 'Item che siano obligati mandare a Roma al detto Francesco lire venticinque de cascio di guaimo, et detto Francesco sia tenuto di pagare la vettura et li fittuarii siano tenuti a mantenere le bestie nell'essere che le trovano, et la lana servarla per fare mattarazzi'. I terreni di questi poderi, che oggi hanno rispettivamente i toponomi di Campi Resi, C. Colonnelli e La Ricciola, hanno una naturale vocazione al pascolo degli ovini per le loro caratteristiche geologiche e geomorfologiche". "Si tratta infatti di terreni prevalentemente sabbiosi, quindi leggeri e asciutti, e acclivi" spiega il geologo. E ci sono numerosi scambi epistolari che confermano anche quanto Michelangelo fosse amante di questo formaggio oggi Dop. "Così -riferisce Coccioni- scrive madonna Cornelia Colonnelli, vedova dell’Amatori, a Michelangelo, il 1 Gennaio del 1557: 'Perchè oggi è il dì de anno nuovo, dove a noi è usanza recognioscere li patroni, per questo mando a Vostra Signoria un fardeletto de cascio de guaimo de peso de livere otto'. Ed ancora il 18 Novembre del 1559: 'Vi mandiamo sei casciotti de guaime de peso de livere diece et un prosciutto de peso libere tredece'". "Oggi questi terreni li abbiamo ritrovati e testimoniano quanto sia fondamentale il racconto culturale, storico e geologico di un prodotto tipico italiano dalla sua terra alla tavola. Buon appetito Michelangelo! Questi stessi prodotti -conclude il geologo- potrebbero essere per storia e territorio patrimonio dell’Umanità e patrimonio geologico a conferma della loro unicità".

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