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Fa propaganda per Isis sul web, fermata e già liberata a Palermo dottoranda libica

23 dicembre 2015 | 15.36
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Foto di repertorio (Foto Infophoto) - INFOPHOTO
Foto di repertorio (Foto Infophoto) - INFOPHOTO

Una cittadina libica di 45 anni, Khadiga Shabbi, dottoranda dell’università di Palermo alla facoltà di Economia, è stata fermata domenica dalla Digos. Oggi il gip di Palermo ha convalidato il fermo, ma ha rigettato la richiesta di misura cautelare sollecitata dalla procura. La donna è tornata libera e ha solo l'obbligo di dimora a Palermo. Il reato contestato è di istigazione e apologia di reato con finalità di terrorismo, con l’aggravante della "dimensione transnazionale della condotta". La dottoranda scriveva sul suo profilo Facebook i messaggi e i video delle milizie islamiche. Secondo la Procura si sarebbe messa a disposizione degli estremisti islamici.

"Lasciatemi in pace, io non c'entro niente con l'Isis. Per favore, fatemi andare a casa", ha detto lasciando il carcere Pagliarelli di Palermo la donna. "Non si uccide in nome della religione", ha aggiunto parlando con i giornalisti che l'aspettavano all'uscita dal carcere. "Io amo Palermo, amo l'Italia, non sono una terrorista". Capelli lunghi neri, bassa, occhi neri profondi, Khadiga Shabbi, parla un italiano non molto fluente. Vive a Palermo da più di tre anni.

La decisione della scarcerazione è stata mal digerita dalla Procura. "La misura è del tutto inadeguata alle esigenze cautelari e all'intensissima rete di rapporti intrattenuti dall'indagata, oltre che contraddittoria e contraria alla più recente giurisprudenza. Pertanto la impugneremo", ha annunciato all'Adnkronos il Procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi, criticando duramente il provvedimento con il del gip Ferdinando Sestito. La donna era in contatto con diversi foreign fighters e faceva propaganda per l'Isis sui social network.

Il perché della scarcerazione - Shabbi è stata scarcerata dal gip perché "la misura custodiale si reputa sproporzionata rispetto all'entità del fatto", si legge nel provvedimento di scarcerazione. La donna ha l'obbligo di dimora a Palermo ma può continuare ad andare su internet e a comunicare via web. "Quanto alla scelta della misura - scrive il gip - non può non tenersi conto del fatto che le condotte della Shabbi si sono limitate a prese di posizione, talora pubbliche e spesso originate da una vicenda privata quale la morte del congiunto, slegate da contributi effettivi in favore di alcun gruppo terrorista, contributi di cui l'indagine non fornisce evidenza alcuna". "A ciò si aggiunga il dato circa l'assoluta incensuratezza della Shabbi - prosegue il gip - oltre che il suo pieno inserimento nel tessuto civile in virtù della qualifica professionale rivestita, nonché della partecipazione a corso post-universitario retribuito presso l'Università di Palermo". Quanto alle esigenze cautelari "nessun elemento concreto lascia ipotizzare né il pericolo di fuga né il pericolo di inquinamento probatorio", sostiene il gip Sestito per il quale "è, invece, ravvisabile il pericolo di recidiva specifica, avito riguardo al fatto per cui la condotta dell'indagata non è stata episodica ma si è protratta nel tempo, acuendosi dopo la presumibile morte in combattimento del proprio nipote". Da qui la decisione di scarcerare la donna e applicarle solo l'obbligo di dimora a Palermo "prescrivendo di non allontanarsene senza l'autorizzazione dell'autorità giudiziaria, nonché di permanere presso la propria abitazione dalle ore 20 allle ore 7".

Le accuse - Shabbi avrebbe "pubblicamente istigato a commettere più delitti in materia di terrorismo" e avrebbe "pubblicamente fatto apologia di più delitti della stessa specie", scrive il gip. Come si legge nel provvedimento, è accusata "di avere realizzato queste condotte attraverso strumenti informatici o telematici e segnatamente attraverso Facebook, condividendo sul suo profilo e sulle pagine del social network relative ad altri gruppi, sia aperti che chiusi, nonché creando delle pagine Facebook ad hoc, materiale propagandistico delle attività svolte da gruppi islamici di natura terroristica, sia di tipo documentale che video-fotografico", come scene di guerra, immagini di guerriglieri, discorsi propagandistici e altro.

"A chi dice che i giovani di Benghasi sono dell'Isis io rispondo e dico: è vero che loro sono giovani religiosi e molto a favore alla costituzione dello Stato Islamico. Anche io stessa spero con tutto il mio cuore alla creazione dello Stato Islamico e, credetemi, l'Isis può essere un vero Stato Islamico e i ragazzi e gli uomini di Benghasi sono a suo favore, ma quelli che conosciamo bene, impossibile dire che siano dell'Isis", ha scritto il 4 febbraio 2015 sulla sua bacheca Facebook la dottoranda. In un altro post, in data 28 gennaio 2015, a meno di ventiquattro ore dall'attentato terroristico a Tripoli, ad opera dell'Isis che ha causato la morte di numerose persone, tra cui numerosi occidentali, la donna "a dimostrazione del supporto alle milizie filoislamiste", come dice il gip, ha pubblicato sul suo profilo queste frasi: "Presto la maledizione del sangue dei giovani libici arriverà a voi e da tutti e due i lati brucerà a voi il pianto di tutte le madri e i bambini. Affonderete nel fango di quello che avete combinato e con la vostra salute pagherete i costi di tutte le rapine che avete fatto. Vi soffochi la speranza dei giovani d'avere un buon futuro. Vi inseguiranno i desideri della gente di vivere in pace".

Secondo il gip la 45enne "dichiarava la sua appartenenza alla causa jihadista mettendosi completamente a disposizione della stessa per qualunque cosa le fosse richiesta", scrive ancora Sestito. "Risulta accertato - scrive il il gip - che la donna, nonostante viva in Italia e fuori dal contesto bellico libico, segua con la massima attenzione tali episodi, che la connotano come parte integrante di un sistema di cui ne condivide l'ideologia estremista islamica, e ancorché, trovandosi nell'incapacità operativa che la pone in una situazione di disagio, tenta di colmare la distanza fisica con il suo appoggio incondizionato, sia attraverso il web che da supporto reale, diventando struttura logistica, pronta per la disponibilità ad ogni necessità degli estremisti islamici, e realizzando così una forma di istigazione delittuosa".

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