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Farmaceutica: Farmindustria, crescono segnali rischio aziende

20 maggio 2014 | 14.32
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Roma, 20 mag. (Adnkronos Salute) - L'industria farmaceutica c'è, ma crescono i segnali di rischio. L'occupazione è in calo (13 mila addetti in meno dal 2006 a oggi) e il contesto internazionale mette sotto pressione gli investimenti in Ricerca e produzione, in diminuzione da 2 anni. Tutto questo in un quadro di spesa farmaceutica pubblica inferiore, in termini procapite, del 25% rispetto agli altri grandi Paesi Ue e con una governance che, attraverso il sistema dei tetti, rende il settore (pari al 15% del Fondo sanitario nazionale) l'unico davvero controllato e tracciabile nell'ambito della sanità. E costretto inoltre a pagare il 36% dei tagli alla sanità previsti per il 2011-2017 dalle manovre degli ultimi anni. E' la denuncia di Farmindustria lanciata in occasione della nuova tappa del roadshow 'Produzione di valore' a Modugno-Bari nello stabilimento Merck Serono.

Segnali negativi arrivano anche dalla lentezza nell'accesso all'innovazione - un farmaco nuovo impiega circa 2 anni per essere a disposizione del paziente - e dai tempi di pagamento della P.A. ancora troppo lunghi, che bloccano risorse per circa 3,5 miliardi che le aziende potrebbero reinvestire in produzione e ricerca. Crescere - evidenzia Farmindustria - è possibile innanzitutto evitando nuovi tagli, ma anche assicurando risorse certe e sostenibili, un quadro normativo stabile, chiarezza delle regole. E soprattutto un migliore accesso all'innovazione, che è ora più lento rispetto agli standard Ue, per il 'record' europeo di vincoli burocratici nazionali e regionali. Solo così l'Italia può diventare l'hub farmaceutico d'Europa.

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