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Farmaci: Aceti (Tdm), procedure infrazione per Regioni con ritardi accesso

06 febbraio 2014 | 10.53
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Roma, 6 feb (Adnkronos Salute) - Procedure d'infrazione, sul modello di quelle messe in atto in Europa per i Paesi che non rispettano le regole, per le Regioni in caso di inadempienze che ostacolino l'accesso ai farmaci. La proposta arriva da Tonino Aceti, responsabile del Cnamc e coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato, nel corso della presentazione dell'indagine civica sull'accesso alle nuove terapie contro l'epatite C. Una ricerca realizzata dal Coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici (Cnamc)-Cittadinanzattiva in collaborazione con Epac onlus e presentato oggi a Roma, che ha messo in evidenza difficoltà di accesso alle nuove terapie con molti pazienti in lista d'attesa e la presenza di notevoli differenze regionali.

"Le liste di attesa - commenta Aceti - sono un fenomeno sempre più diffuso che si è esteso anche all'accesso alle terpie farmacologiche. Chiediamo che su questo le Regioni si attivino subito, anche rivedendo le modalità di individuazione e di organizzazione dei centri prescrittori. Due anni per rendere disponibili ovunque le terapie sono inaccettabili. Oltre a semplificare l'iter di approvazione e rimborso a livello nazionale, è necessario evitare che a livello regionale si duplichino attività già svolte dall'Aifa. Per questo proponiamo che, a tutela dei diritti dei cittadini, si prevedano per le Regioni inadempienti 'procedure d'infrazione' analogamente a quanto avviene in Europa".

"L'indagine - aggiunge Ivan Gardini, presidente di Epac onlus - conferma quanto sia difficile e complesso per un paziente accedere ai farmaci innovativi per l'epatite C. Da un lato la complessità di gestione dei nuovi trattamenti ha diminuito la capacity dei centri autorizzati di curare nell'immediato tutti i pazienti in attesa, dall'altro molte Regioni non sono state capaci di organizzare Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali in grado di assicurare un rapido accesso anche a pazienti in cura presso centri non autorizzati. Il risultato è che solo una piccola frazione di pazienti con Hcv è stata sinora curata con i nuovi inibitori della proteasi. Auspico che questa indagine possa convincere i decision maker interessati che servono percorsi terapeutici uniformi per tutto il territorio nazionale e regole chiare e precise sui meccanismi di collaborazione tra strutture autorizzate e non autorizzate alla prescrizione dei farmaci innovativi".

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