(Adnkronos Salute) - Al lieto fine della storia di Josh sono seguite le polemiche. I critici, pur ammettendo di simpatizzare con i genitori del bambino e di ammirarli per essere disposti a tutto pur di salvargli la vita, condannano - si legge sul 'Washington Post' - il 'crowdsourcing' delle decisioni mediche, influenzate dalla pressione dell'opinione pubblica, e avvertono che questo caso può diventare un pericoloso precedente. Il bene della collettività - cioè che i farmaci vengano testati e approvati correttamente e arrivino sul mercato prima possibile - si scontra con quello del singolo, in questo un bambino che senza quel farmaco rischia la vita. Il tutto 'condito' dal pressing emozionale su internet.
Non è il primo caso del genere. La piccola Sarah, 11 anni, in lista d'attesa per un trapianto di polmoni, è riuscita a ridurre i tempi per l'intervento grazie a una petizione su change.org, sottoscritta da 370 mila persone.
La Chimerix , l'azienda protagonista di quest'ultima storia, ha ricevuto circa 200 richieste per uso compassionevole, un'ottantina per trattare infezioni come quella di Josh. Tutte respinte. Anche per motivi economici. Ma l'accordo stretto con la Fda per assicurare l'antivirale a Josh, all'interno di un trial clinico creato ad hoc, ha fatto bene all'azienda: oltre alla bella figura fatta pubblicamente e ad aver ottenuto l'approvazione di una sperimentazione in tempi rapidissimi, ha visto le azioni salire del 29%. Questo poco importa alla madre di Joshua, che scrive su Facebook: "Grazie a Dio, il farmaco sta funzionando". Il bimbo è ancora ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Memphis e ha ricevuto la seconda dose di trattamento: il virus si sta replicando più lentamente e i dolori sono diminuiti, racconta speranzosa la mamma.
