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Farmaci: Roche, Sif conferma che Avastin e Lucentis sono diversi

19 marzo 2014 | 17.14
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Roma, 19 mar. (Adnkronos Salute) - "L'opinione, che la Sif aveva espresso già prima del provvedimento dell'autorità Antitrust, avvalora quanto da sempre sostenuto da Roche, e in particolare che bevacizumab (Avastin) e ranibizumab (Lucentis), pur riconoscendo lo stesso bersaglio molecolare, sono molecole diverse da un punto di vista strutturale e farmacologico, oltre che per le indicazioni terapeutiche autorizzate e le modalità di confezionamento e somministrazione". E' quanto evidenzia in una nota Roche, che "accoglie con favore la riproposizione, sul sito dell'Aifa, della posizione della Società italiana di farmacologia (Sif) sugli aspetti farmacologici dei medicinali bevacizumab e ranibizumab, segnalando che tale opinione è stata emessa su richiesta dell'Aifa nel giugno 2013, come si legge nella nota, in considerazione dell'indiscutibile autorevolezza e competenza in materia della Sif".

"La posizione della Sif conferma, quindi - sottolinea Roche - che il profilo di sicurezza dei due farmaci non è sovrapponibile, avallando altresì le valutazioni fatte da Aifa sul rapporto rischio/beneficio di bevacizumab (Avastin) intraoculare nell'esclusivo interesse dei pazienti. A questo proposito, infatti, il parere della Sif rileva che 'la descrizione di segnalazioni di gravi reazioni avverse di tipo sistemico, ha indotto l'Aifa a disporre la rimozione dell'indicazione dell'uso intravitreale di Avastin anche dalla lista ex legge 648 del 1996. In questo caso, l'Aifa ha agito allo scopo evidente di tutelare la salute del cittadino, anteponendo questa a questioni di natura puramente economica'".

"Roche - conclude la nota - ribadisce pertanto con fermezza che i contatti con Novartis menzionati dall'Antitrust esprimevano proprio ed esclusivamente la preoccupazione nel constatare che un farmaco studiato, sviluppato, registrato e utilizzato in tutto il mondo per le sue indicazioni in oncologia, potesse venire manipolato, potenzialmente contaminato e comunque impropriamente utilizzato in indicazioni prive di qualsiasi approvazione da parte delle autorità sanitarie mondiali, con rischio per i pazienti. Tali contatti non avevano quindi alcuna natura anti-competitiva".

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