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Fascismo, in Parlamento due proposte di legge contro souvenir, cimeli e saluto 'romano'

16 gennaio 2016 | 14.32
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Nostalgici del Partito fascista in visita alla cripta nel cimitero di San Cassiano, dove è sepolto Benito Mussolini (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Nostalgici del Partito fascista in visita alla cripta nel cimitero di San Cassiano, dove è sepolto Benito Mussolini (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Dai fermacarte e busti col faccione di Mussolini, ai calendari e alle magliette con immagini e slogan del Fascismo, puntualmente in Italia ogni anno scoppiano polemiche per i souvenir e i gadget del Ventennio che compaiono nei mercatini e non solo. Sono due ad oggi, targate entrambe Pd, le proposte di legge che si propongono di mettere fine ai 'nostalgici' del Duce.

Come aveva annunciato questa estate da Piazzale Loreto infatti, il deputato dem Emanuele Fiano ha depositato alla Camera una proposta di legge per inserire il reato di apologia di fascismo nel codice penale, previsto dal 1952 solo in legge, con la legge Scelba. Una norma che dovrebbe quindi punire "come reati specifici nel codice penale tutti i reati di riproduzione di atti, linguaggi e simboli dell’allora partito fascista". "Non basta la memoria di chi, come noi e migliaia di milanesi perpetuano il ricordo dell'anti fascismo e dei suoi martiri. Bisogna stare attenti, anche oggi" aveva detto allora Fiano.

C'è poi la proposta di legge presentata a ottobre e sottoscritta dal deputato Pd riminese Tiziano Arlotti insieme ai colleghi romagnoli Marco Di Maio ed Enzo Lattuca, con cui si propongono modifiche alla legge Scelba del 1952 per punire la produzione, distribuzione, diffusione e vendita di oggetti raffiguranti immagini o simbologie del disciolto partito fascista. Una decisione presa dopo le polemiche scoppiate per un calendario dedicato a Benito Mussoli comparso (e poi ritirato) sugli scaffali di un supermercato Coop a Reggio Emilia.

A Rimini inoltre, l'anno scorso due turisti americani ebrei erano rimasti scandalizzati dalla vetrina di un negozio di souvenir in cui si mettevano in vendita bottiglie con l'effigie di Mussolini e di Hitler, apprendendo che tale vendita è nel nostro paese del tutto legale.

"Il fenomeno della vendita di oggetti riportanti simbologie o immagini del Fascismo ha raggiunto proporzioni e livelli ormai inaccettabili - spiegò Arlotti presentando la proposta di legge - vi sono esercizi commerciali, cresciuti numericamente nel corso del tempo, spesso dotati di regolare licenza commerciale, nei quali vengono quotidianamente e impunemente venduti accendini, magliette, bottiglie di vino e altri innumerevoli oggetti che si richiamano attraverso immagini e simbologie al disciolto partito fascista. Il volume di affari che ruota intorno a tali prodotti ha raggiunto proporzioni sempre più consistenti. Occorre porre rimedio quanto prima a questa grave lacuna normativa ed arginare questo deprecabile fenomeno, rendendo esplicitamente illegale ciò che fino ad adesso non è stato considerato tale. Non è possibile - concluse l'esponente Dem - continuare a derubricare ad una questione di folclore ciò che in altri Paesi è considerato un oltraggio".

"Solo chi ha nel proprio Dna il comunismo e non il pensiero liberal-democratico può proporre che si possa incarcerare la storia attraverso la reclusione da sei mesi a due anni per i milioni di italiani che mettono in pericolo la democrazia, collezionando francobolli - sottolinea Carlo Giovanardi, senatore e noto appassionato di filatelia -. Questa è l'ultima sortita manettara di 64 deputati del Pd, che hanno depositato una proposta di legge alla Camera, primo firmatario Fiano, che colpisce 'la distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli , oppure ne richiami pubblicamente la simbologia e la gestualità' riferibili al partito fascista, a quello nazional socialista, o delle relative ideologie". "Qualcuno - conclude - avverta i 64 sprovveduti che dal 1923, emissione celebrativa dell'anniversario della marcia su Roma sino alla 'fratellanza d'armi' del 1941, sono decine i francobolli italiani che si richiamano alla simbologia del regime o addirittura riportano l'immagine del duce".

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