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Fase 2: titolare palestre Milano, 'così moriamo, riaprire diventa antieconomico'

05 maggio 2020 | 14.47
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La sala oesi della palestra Accadueo di viale Lucania a Milano
La sala oesi della palestra Accadueo di viale Lucania a Milano

"Stiamo morendo, ad oggi il nostro settore non ha avuto alcun tipo di aiuto da parte dello Stato, che ci ha completamente abbandonato. Per noi non è esistito né a livello di comunicazione né per quanto riguarda gli aiuti. Siamo il settore più penalizzato in assoluto". Andrea Sironi è il titolare delle palestre Accadueo di Milano. Due sedi, una in viale Lucania (zona corso Lodi-Corvetto), l'altra in via Rucellati, 3.800 metri quadri in totale tra 6 piscine, sale pesi, fitness e spinning. Tutto chiuso da oltre due mesi. E per la riapertura si naviga a vista.

"Le palestre sono state le prime a chiudere in Lombardia, il 24 febbraio scorso - spiega Sironi all’Adnkronos - molto prima di ristoranti e negozi. Il problema è stato chiudere senza avere un'idea di quando avremmo potuto riaprire". Nel frattempo i costi non sono stati congelati. "Nei centri sportivi con le piscine - sottolinea il titolare di Accadueo - i costi più alti sono legati alle utenze, quindi gas e luce. Chiudere gli impianti per il ricircolo dell' acqua è molto pericoloso perché se si fermano si spaccano. Noi abbiamo chiuso tutto il centro ma abbiamo continuato a far girare gli impianti per il trattamento dell’acqua. Abbiamo spento i riscaldamenti ma la luce ha inciso parecchio tra i costi".

Palestre e piscine, escluse le grandi realtà, "sono a bassissima redditività - osserva Sironi -. Si tratta di aziende che hanno costi folli di manutenzione e gestione, non esistono cuscinetti di sopravvivenza, viviamo di mese in mese. Tutti i collaboratori hanno contratti di collaborazione ex co.co.co e non possono usufruire né di cassa in deroga né di altro. Molti hanno fatto richiesta per i 600 euro, che però non sono ancora arrivati. Lo Stato per il nostro settore non esiste, è imbarazzante". Tutta un'altra musica rispetto all'estero. "Basta guardare in Germania - dice Sironi - dove i centri fitness sono stati aiutati con finanziamenti a fondo perduto. Qui ci hanno detto di andare in banca a chiedere i soldi in prestito ma ad oggi non sono ancora arrivati. Il telegiornale parla di soldi in più erogati dallo Stato ma da noi zero, è arrivato il nulla".

Nella palestra di viale Lucania, tra i 3.000 tesserati, "qualche disdetta è arrivata - spiega Sironi - noi abbiamo congelato gli abbonamenti il 24 febbraio e li riattiveremo il primo giorno utile, quando riapriremo. Nelle agenzie viaggi hanno disposto dei voucher per il rimborso ma se noi dovessimo rimborsare tutti sarebbe un’ecatombe".

Se è vero che per la riapertura si parla del 18 maggio, Sironi spiega che ad oggi non è stata ancora indicata una data o delle direttive da seguire. "Nulla - rimarca -. Alcune indicazioni sono arrivate dalla Federazione Italiana Nuoto ma ad esempio, per la sanificazione della struttura, non so se dovrò chiamare un’azienda specializzata che rilasci poi una certificazione particolare o se posso chiamare la mia azienda di pulizie e farle usare prodotti ad hoc. Non abbiamo indicazioni su come si devono mettere i divisori, sugli spazi, sul numero di persone che posso far entrare per fare aerobica, sul plexiglass da mettere alla reception. E le docce e gli spogliatoi? Si potranno ancora usare? Per il momento sto organizzando la ripartenza usando il buon senso”.

Riaprire oggi, avverte infine il titolare di Accadueo "diventa anche antieconomico, sono solo costi". Il problema è capire cosa succederà nelle prossime settimane. "Per noi resta un bel punto di domanda - dice sconsolato -. Stiamo cercando di fare da cuscinetto tra l'utente che vuole capire cosa fare e le indicazioni delle autorità che non arrivano. Lo Stato si ricorda di te quando deve controllare e incassare ma quando deve aiutarti sparisce". (di Federica Mochi)

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