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Terremoto, Comitato 3.32: si smetta di ricordare L'Aquila solo il 6 aprile

03 aprile 2014 | 15.49
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Terremoto, Comitato 3.32: si smetta di ricordare L'Aquila solo il 6 aprile

Si smetta di ricordare L'Aquila solo in occasione dell'anniversario del terremoto e basta con le solite promesse e le 'passerelle' di politici il 6 aprile. Bisogna accendere i riflettori su realtà di cui pochi parlano: precarietà, disoccupazione, spopolamento e degrado nei comuni periferici. Questo, in sintesi, il messaggio che vuole lanciare il 'Comitato 3.32' con la mostra fotografica organizzata dal 4 al 6 aprile nel capoluogo abruzzese, a 5 anni dalla notte del sisma che alle 3.32 del 6 aprile uccise 308 persone e rase al suolo la città.

La mostra, aperta ai fotografi ma anche a tutti i cittadini, ha per titolo: "L'Aquila [sur]reale. Precarietà e spopolamento dietro i riflettori". "Un'iniziativa - spiega all'Adnkronos Mattia Lolli del Comitato 3.32 - per mettere l'accento su tanti aspetti che non vengono mai raccontati: la disoccupazione, la fuga di tanti giovani o la situazione di piccoli comuni e frazioni intorno alla città in condizioni di totale abbandono, dove la ricostruzione non è mai cominciata".

"Temiamo - prosegue - che come ogni 6 aprile si cercherà di far passare il solito messaggio buonista, salvifico, arriverà il politico di turno, probabilmente Renzi, a farci le solite promesse. E noi, sinceramente, ci siamo stufati. Per questo - spiega - esporremo nella mostra le foto di tutti i politici che sono venuti qui (da Berlusconi ai tempi del G8 fino all'ultimo in ordine di tempo, Dario Franceschini) e ci hanno fatto promesse, che ormai, purtroppo, ai nostri occhi non hanno più nessuna credibilità".

A proposito di spopolamento, Lolli cita "gli ultimi dati del Comune che parlano di un calo di solo 1.400 abitanti. A questo però - spiega - si deve opporre l'arrivo di circa 4.000 migranti, venuti qui per lavorare. Dunque, in realtà, sono migliaia i cittadini che mancano all'appello e sono quasi tutti giovani, andati via per mancanza di lavoro. Su questo problema bisogna accendere le luci perchè siamo davvero l'epicentro della crisi: nonostante si parli dell'Aquila come del più grande cantiere di lavoro, i giovani sono disoccupati e costretti a fuggire. Ciò significa che non è stata fatta alcuna politica sull'occupazione e sul reddito", denuncia.

Lolli, facendo il quadro della situazione, riferisce che "la ricostruzione dei quartieri periferici dell'Aquila è ultimata, nel centro storico sta cominciando adesso, ma nonostante ciò accada dopo 5 anni - sostiene - cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno", dice. "Il problema è che anche in questo caso non mancano le criticità: molte proposte non sono state neanche prese in considerazione, per cui le periferie sono state ricostruite tali e quali a prima, senza nessun investimento che incentivasse energie rinnovabili, edilizia sostenibile. Era una grande occasione, invece sono state rifatte brutte come prima".

"C'è poi un problema drammatico che riguarda i comuni del cratere, circa 50, molti dei quali con centri storici di pregio, che sono abbandonati al degrado più totale. Le fasce più deboli della popolazione lasciate ai margini, abbandonate e costrette a vivere ad esempio nelle case popolari inagibili, mentre L'Aquila, bene o male, è in fase di ricostruzione. Ciò crea anche gravi fratture sociali, una sorta di guerra tra poveri, con gli abitanti dei piccoli comuni che ce l'hanno con noi come se fossimo dei privilegiati". In conclusione "qualcosa si sta muovendo - ammette - ma il processo evidentemente non va nella giusta direzione: ci sono persone si stanno arricchendo a dismisura, come i progettisti che hanno preso una marea di appalti, e centinaia di giovani senza lavoro. In questo - conclude - c'è sicuramente una responsabilità delle istituzioni locali come di quelle nazionali".

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