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Arresti per corruzione, fermati anche amministratori Comune di Santa Maria a Vico

09 aprile 2014 | 14.23
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Arresti per corruzione, fermati anche amministratori Comune di Santa Maria a Vico

I carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Caserta, coordinati dalla Dda di Napoli, stanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 9 indagati, tra cui alcuni amministratori pubblici del Comune di Santa Maria a Vico, ritenuti responsabili, a vario titolo, di turbata libertà degli incanti, abuso d'ufficio, corruzione e sfruttamento della prostituzione, aggravati dal metodo mafioso.

L'appalto dei servizi di igiene urbana nel comune di Santa Maria a Vico (Caserta), dal valore di oltre 4 milioni di euro, è al centro dell'indagine della Dda di Napoli sfociata questa mattina nell'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare da parte dei carabinieri di Caserta nei confronti di 9 persone.

Agli indagati viene contestata la turbativa della gara al fine di consentire l'aggiudicazione del servizio ad una ditta di Ciampino (Roma), nonostante questa non fosse in possesso dei requisiti legali e in violazione dei doveri di economicità, efficacia, parità di trattamento, trasparenza e proporzionalità.

Il tutto al fine di agevolare il clan Belforte e il reale 'dominus' della società, imprenditore considerato dai pm "di riferimento del clan" operante nell'area tra Marcianise e Maddaloni, nel Casertano.

Inoltre, i gestori di fatto della ditta di Ciampino, con la complicità di alcuni dipendenti, avrebbero procacciato al rup del Comune di Santa Maria a Vico prestazioni sessuali da parte di una donna di origini cubane, in cambio di 500 euro, per l'aggiudicazione della gara d'appalto. Dalle intercettazioni sono emersi particolari riguardo analoghi 'favori' nei confronti di altri amministratori pubblici della provincia di Caserta, come viaggi all'estero o cene lussuose in prestigiosi ristoranti della zona.

Delle indagini sarebbe inoltre emerso che l'imprenditore 'dominus' della società di Ciampino, nonostante un'interdittiva antimafia applicata a una delle sue società, continuava a interessarsi della raccolta dei rifiuti accordandosi con società aventi sede a Milano e in Sicilia, occupandosi della preparazione documentale per le gare e dei contatti necessari per l'aggiudicazione degli appalti relativi alla rimozione dei rifiuti, anche attraverso l'ausilio di un colonnello dell'Esercito italiano, affinché questi intervenisse nei confronti di suo cognato, assessore all'ecologia del Comune di Santa Maria a Vico.

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