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Dell'Utri: ''Sono all'estero per curarmi, non intendo sottrarmi alla giustizia''

11 aprile 2014 | 21.12
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Dell'Utri: ''Sono all'estero per curarmi, non intendo sottrarmi alla giustizia''

Ufficialmente è latitante da due giorni, ma l'ex senatore Marcello Dell'Utri annuncia a sorpresa di trovarsi all'estero per motivi di salute. Giornata ricca di colpi scena tra Palermo, Milano e il Libano, dove si troverebbe l'ex parlamentare, a pochi giorni dalla sentenza definitiva della Corte di Cassazione, prevista per martedì, che dovrà decidere se confermare la condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa per il politico. Dell'Utri è ricercato anche dall'Interpol, su richiesta della magistratura palermitana, dopo il vano tentativo di riuscire ad arrestare l'imputato per pericolo di fuga.

L'ex senatore è irreperibile dal 9 aprile, da quando la Corte d'Appello di Palermo ha emesso l'ordine di cattura, in vista della sentenza della Corte di Cassazione. Soltanto nel primo pomeriggio l'ex senatore si è fatto vivo, attraverso il suo legale, l'avvocato Giuseppe Di Peri, per annunciare che non è latitante ma che si trova "all'estero per curarsi". "Tengo innanzitutto a precisare che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione - scrive Dell'Utri - e che trovandomi in condizioni di salute precaria, per cui tra l'altro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica, sto effettuando ulteriori esami e controlli. Apprendo della aberrante richiesta di preventiva custodia cautelare mentre mi trovo già all'estero per il periodo di cura e riposo".

Poi aggiunge: "Rimango tuttavia in attesa fiduciosa del risultato che esprimerà la Massima Corte che ha già rilevato incongruenze e ''fumus'' nella prima sentenza di appello, annullandola conseguentemente. Mi auguro, quindi, che un processo ventennale, per il quale ritengo di avere già scontato una grave pena, si possa concludere definitivamente e positivamente".

Secondo la Procura generale Dell'Utri si troverebbe in Libano, già dal 3 aprile scorso. La procura generale per due volte aveva chiesto alla Corte d'Appello il divieto di espatrio per Dell'Utri, richiesta sempre respinta. Poi, il 7 aprile, la richiesta di arresto. Questa volta accolta. Ma è troppo tardi. Dell'Utri è già irreperibile.

Il "concreto pericolo di fuga all'estero" dell'ex senatore, secondo i magistrati, sarebbe "basato sul comportamento processuale tenuto dallo stesso, sulla sua negativa e complessa personalità criminale, sulle circostanze che l'imputato avesse diverse residenze all'estero, avesse doppia cittadinanza, avesse rilevanti risorse economiche e che fosse in possesso di più documenti validi per l'espatrio, fra cui almeno due passaporti diplomatici rilasciati da Autorità di paesi esteri". Dalla Farnesina precisano che Dell'Utri non sarebbe in possesso di passaporti diplomatici.

Per il Pg Luigi Patronaggio, già lo scorso 7 aprile la "situazione" che si prospettava alla Corte d'Appello di Palermo era "particolarmente allarmante", come si legge nella richiesta di arresto. "Si ricorderà che già nella richiesta di emissione di ordinanza di divieto di espatrio del 4 aprile - si legge - si era fatto riferimento a una intercettazione ambientale da cui emergeva un progetto di fuga all'estero di Dell'Utri grazie alle sue conoscenze in ambienti diplomatici internazionali".

"Dal tenore delle intercettazioni ambientali era emersa la circostanza che Marcello Dell'Utri era già in possesso di un passaporto diplomatico rilasciato dal Governo della Guinea Bissau e che era in fase di realizzazione il suo trasferimento a Beirut da dove lo stesso avrebbe potuto liberamente muoversi fra il Libano e la Guinea Bissau anche al fine di coltivare non meglio precisati interessi e affari", scrive ancora il Procuratore generale.

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