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Mafia, Dell'Utri resta in carcere: tribunale riesame di Palermo rigetta ricorso difesa

28 aprile 2014 | 17.13
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Mafia, Dell'Utri resta in carcere: tribunale riesame di Palermo rigetta ricorso difesa

Marcello Dell'Utri resta in carcere. Il tribunale del Riesame di Palermo ha rigettato il ricorso contro l'arresto presentato nei giorni scorsi dai difensori dell'ex senatore, fermato lo scorso 12 aprile in Libano per pericolo di fuga.

Secondo i giudici c'era "la deliberata volontà di fuga". "Emerge amplissima la sussistenza della eccezionale portata delle ravvisate esigenze cautelari - scrivono - che a fronte di una programmata e dunque deliberata volontà di fuga consentono di ritenere le esigenze cautelari 'di un non comune, spiccatissimo e allarmante rilievo' tale da superare il divieto di custodia cautelare per gli ultrasettantenni".

Dal provvedimento emerge che Dell'Utri il 24 marzo scorso ha raggiunto Beirut da Parigi con due valige del peso, rispettivamente di 23 e di 27 chilogrammi. Non solo. Dall'informativa della Dia, inserita nel provvedimento, emerge che al momento dell'arresto "era in possesso di circa 30mila euro in contanti" ma anche di "quattro cellulari, di due passaporti, di cui uno di servizio scaduto e di un registratore manuale".

"Gli elementi riferiti dalla Dia, nella loro indiscutibile oggettiva essenzialità, contribuiscono ad alimentare la negativa valutazione prognostica sulla quale va fondata la concrete sussistenza del pericolo di fuga", scrivono ancora i giudici che hanno accolto la tesi del sostituto procuratore generale Luigi Patronaggio secondo cui la volontà di fuga di Dell'Utri sarebbe stata dimostrata dal viaggio dell'ex senatore da Parigi a Beirut.

Secondo i giudici "appare irrilevante l'utilizzo del proprio cellulare e della propria carta di credito" ma anche della "registrazione a proprio nome nell'albergo che ha ospitato" dell'Utri in Libano prima di essere arrestato. Così i giudici del Tribunale del Riesame hanno in pratica smontato nel provvedimento di rigetto dell'arresto la tesi degli avvocati di Marcello Dell'Utri, Giuseppe Di Peri e Nicoletta Piergentili Piromallo.

L'utilizzo del proprio cellulare "appare irrilevante, tenuto conto che la localizzazione di Dell'Utri in territorio libanese è avvenuta il 3 aprile, ovvero otto giorni dopo il suo espatrio". E i guidici sottolineano la ricostruzione degli spostamenti fatta sulla base "delle risultante degli accertamenti svolti" dalla Dia.

Nel provvedimento si legge inoltre che "è del tutto indimostrata la circostanza secondo cui Marcello Dell'Utri sarebbe stato inviato a Beirut su preciso incarico, al fine di svolgere attività di supporto politico e/o professionale". Subito dopo l'arresto si era detto che l'ex senatore si sarebbe recato in Libano "su incarico di Berlusconi" per motivi politici.

La difesa di Dell'Utri farà ricorso in Cassazione. Lo ha annunciato all'Adnkronos l'avvocato Massimo Krogh: ''Non ho ancora letto il provvedimento - ha spiegato - ma quello che è certo è che faremo ricorso in Cassazione perché noi continuiamo a essere convinti di ciò che abbiamo detto presentando il ricorso al Tribunale della libertà''. Secondo l'avvocato Krogh, che difende Dell'Utri insieme con gli avvocati Giuseppe Di Peri e Pietro Federico, ''ci sono altre problematiche di diritto che vanno affrontate''. ''Nel frattempo aspettiamo la decisione della Corte di Cassazione del 9 maggio'', ha spiegato ancora. Il 9 maggio la Cassazione dovrà decidere sulla sentenza di condanna a 7 anni di carcere per l'ex senatore per concorso esterno in associazione mafiosa.

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