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Un italiano su quattro con fegato grasso, è la spia di cattive abitudini a tavola

27 maggio 2014 | 12.49
LETTURA: 4 minuti

In Italia si stima che circa il 25% di tutta la popolazione soffra di steatosi epatica, e la prevalenza sale vertiginosamente dopo i 40 anni con valori di oltre il 50% negli 'over 60'. La Fire, 'braccio' dell'Aisf, ha avviato in vista dell'Expo 2015 la campagna d'informazione, scegliendo come partner 'Doctor's Life'

(foto Infophoto) - INFOPHOTO
(foto Infophoto) - INFOPHOTO

Negli ultimi anni si è registrata una crescita esponenziale della steatosi epatica, meglio conosciuta come fegato grasso, un eccessivo accumulo di tessuto adiposo nelle cellule epatiche. In Italia si stima che circa il 25% di tutta la popolazione abbia il fegato grasso, e la prevalenza sale vertiginosamente dopo i 40 anni con valori di oltre il 50% negli 'over 60'. Avere il fegato grasso può essere l'indice di malnutrizione, ma soprattutto nei Paesi occidentali di una dieta ipercalorica e un segnale d'allarme delle buone o cattive abitudini a tavola.

"Il fegato è la fucina metabolica ed energetica dell'organismo, della sua funzione digestiva e dell'assorbimento dei nutrienti. L'accumulo di grasso è il segno di una disfunzione epatica e la spia di tossicità o di problemi alimentari", spiega all'Adnkronos Salute Ferruccio Bonino, presidente della Fondazione italiana per la ricerca in epatologia (Fire) e professore di gastroenterologia all'Università di Pisa. La Fire, 'braccio' dell'Associazione italiana per lo studio del fegato (Aisf), ha avviato in vista dell'Expo 2015 (dedicato proprio all'alimentazione) la campagna d'informazione 'Fegato specchio della salute alimentare', scegliendo come partner 'Doctor's Life', il primo canale tv al mondo dedicato all'informazione e alla formazione medico scientifica (Ecm), edito da Adnkronos Salute.

"La campagna di comunicazione con 'Doctor's Life' punterà a divulgare - spiega Bonino, componente anche del comitato scientifico del canale tv - a divulgare alla popolazione e ai medici il messaggio che la misura della quantità di grasso del fegato è l'indice della qualità e della correttezza dell'alimentazione della persona. Per questo - aggiunge - è importante puntare sulla prevenzione e la corretta informazione in vista dell'Expo 2015, dedicato anche a questi temi".

“L’ecografia è l’esame di screening più semplice per scoprire se la statosi epatica è sopra il dato del 25% che rappresenta la norma”, sottolinea Bonino. Ma quando va fatta un’ecografia al fegato? “Quello che serve è una cambiamento culturale tra gli specialisti - osserva l’esperto - perché se è vero che oggi questo esame è richiesto da figure diverse come il cardiologo, il diabetologo, il gastroenterologo o l’internista, non sempre viene presa bene in considerazione la presenza di grasso nel fegato”.

“Ma recenti studi internazionali - aggiunge lo specialista - ci dicono che l’avere o non avere il fegato grasso è un indice che si correla ad un alto rischio di comorbilità di alcune malattie. Perciò la scoperta di questa patologia durante l’ecografia addominale in un soggetto asintomatico costituisce la spia per patologie epatiche (steato-epatiti) e non epatiche (sindrome metabolica, diabete, dismetabolismi lipidici, malattie cardiovascolari). Oggi - suggerisce Bonino - è possibile quantificare il grasso epatico con un esame non invasivo come la spettrometria in risonanza magnetica metodica (Sp-Rm), disponibile al costo sostenibile di un esame di routine”.

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