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Droga, pena ridotta per il piccolo spaccio. “In migliaia usciranno dal carcere”

29 maggio 2014 | 14.42
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La decisione della Cassazione dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che il 12 febbraio scorso ha bocciato la legge Fini-Giovanardi. Il sottosegretario Cosimo Ferri: effetto positivo sul problema del sovraffollamento carcerario. Cresce in Italia il consumo di cannabis tra gli studenti. E in Europa è allarme per le nuove droghe

(Foto Infophoto) - INFOPHOTO
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Dovranno essere riviste al ribasso le pene definitive per il piccolo spaccio di droga. Lo hanno stabilito le sezioni unite penali della Cassazione che hanno risposto affermativamente al nodo giurisprudenziale “se la dichiarazione di illegittimità in una norma penale sostanziale diversa dalla norma incriminatrice comporti una rideterminazione della pena ‘in executivis’ vincendo la preclusione del giudicato”. In pratica, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che il 12 febbraio scorso ha fatto tornare in vigore la legge Jervolino-Vassalli, per i reati legati alle droghe leggere si applica il principio del ‘favor rei’ nei casi di processi ancora in corso.

Nel dettaglio, le sezioni unite penali presiedute dal primo presidente Giorgio Santacroce, dando risposta affermativa al quesito, hanno precisato che “il giudice dell’esecuzione, ferme le vincolanti valutazioni di merito espresse dal giudice della cognizione nella sentenza della cui esecuzione si tratta, ove ritenga prevalente sulla recidiva la circostanza attenuante di cui all’art. 73, ai fini della rideterminazione della pena dovrà tenere conto del testo di tale disposizione come ripristinato a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n.32 del 2014, senza tenere conto di successive modifiche legislative”. Detto meno tecnicamente, visto che la Cassazione ha sancito che le pronunce di incostituzionalità travolgono il giudicato, dovranno essere riviste al ribasso le pene anche per chi è già stato condannato in via definitiva con le norme della Fini-Giovanardi. Un esito che potrebbe avere ripercussioni anche sul numero dei detenuti nelle carceri italiane.

Secondo il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, la decisione della Cassazione, che “è una conseguenza del fatto che la Fini-Giovanardi è stata dichiarata incostituzionale, potrà avere un effetto positivo sul problema del sovraffollamento carcerario’’. “L’incostituzionalità non comporta l’eliminazione delle condanne già passate in giudicato perché la sentenza della Corte Costituzionale non aveva soppresso il reato di spaccio. Però, poiché quella sentenza aveva dichiarato incostituzionali le norme che stabilivano l’entità delle pene da applicare, ora la Cassazione ha affermato che si deve ricalcolare la durata di quelle pene che erano state comminate applicando la Fini-Giovanardi e questo nuovo calcolo deve essere compiuto facendo riferimento non più alla Fini Giovanardi ma alla legge che era in vigore in precedenza’’. “Allo stato, non è possibile quantificare il numero delle eventuali scarcerazioni. Quello che si può dire -continua- è che vi è la possibilità che alcune migliaia di persone detenute per reati di spaccio di stupefacenti potranno ottenere una riduzione di pena’’.

ANTIGONE: “ALCUNE MIGLIAIA DI DETENUTI IN USCITA DAL CARCERE” - Patrizio Gonnella, Presidente nazionale di Antigone, plaude alla decisione della Cassazione, che “contribuirà a decongestionare ulteriormente il nostro sistema penitenziario. Tutti i detenuti che hanno subito gli eccessi di pena della legge Fini-Giovanardi potranno ora finalmente ottenere il ricalcolo del loro periodo di detenzione. Si tratta di varie migliaia di persone’’. Gonnella si augura “che tempi della giustizia siano sufficientemente rapidi affinché, nel giro di qualche mese, tutti gli aventi diritto possano vedere la loro pena finalmente ridotta come deciso prima dalla Corte Costituzionale e ora dalla Corte di Cassazione’’.

Il coordinatore di Antigone per le condizioni di detenzione, Alessio Scandurria, spiega che ”dal punto di vista quantitativo gli effetti sono probabilmente maggiori sui processi pendenti e sui nuovi processi. Ma interessano anche alcune migliaia di detenuti condannati in via definitiva - stima Scandurria - Anche se con il nuovo conteggio non si arrivasse al fine pena, si potrebbe comunque raggiungere la soglia per chiedere l’accesso alle pene alternative al carcere e dunque uscire dall’istituto penitenziario con quest’altra formula, ottenendo in ogni caso l’effetto di diminuire il sovraffollamento delle carceri”. Avverte però il coordinatore di Antigone: “Non si tratta di un procedimento istantaneo e automatico. E’ necessario che si attivi la persona interessata, che deve fare il cosiddetto ‘incidente di esecuzione’ e chiedere la rideterminazione della pena, ovviamente al ribasso. Molto dipende comunque dai tempi della magistratura, chiamata a deliberare il riconteggio della pena. In ogni caso, si restituisce giustizia a persone, che si sono viste infliggere una condanna sulla base di una legge, su cui la Consulta ha espresso un giudizio di incostituzionalità”.

GIOVANARDI: “NESSUNA RIVOLUZIONE” - “Nessuna rivoluzione’’ commenta il senatore Carlo Giovanardi dopo la pronuncia della Cassazione. “E’ appena entrata in vigore una nuova legge che stabilisce che lo spaccio di qualsiasi sostanza, sia cannabis o eroina, comporta la reclusione da sei mesi a quattro anni. Quest’intervento - sottolinea Giovanardi- potrà forse avere ripercussioni sul sovraffollamento carcerario, ma non saprei quantificare in che misura’’.

SAPPE: “23MILA POTENZIALI DETENUTI RICORRENTI - Prova a fornire cifre più dettagliate Donato Capece, segretario generale del Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “E’ evidente che quanto stabilito dalle sezioni unite penali della Cassazione potrà incidere significativamente sulle presenze nelle carceri in Italia. Per violazione al testo unico degli stupefacenti abbiamo infatti oggi in Italia detenute circa 23mila persone, il 40% delle quali straniere. Di tutti questi, bisognerà poi vedere quanti sono i potenziali ricorrenti’’. ’’A un intervento di questo tipo non va però disgiunto, a nostro avviso, un maggiore ricorso alle misure alternative alla carcerazione anche per le persone tossicodipendenti recluse”, aggiunge. “Vedremo quanto inciderà dunque l’autorevole pronunciamento. Certo è che vi è anche la necessità di riformare il sistema di giustizia criminale nei confronti delle persone tossicodipendenti (e cioè affetti da una vera e propria malattia quale è la dipendenza da sostanze stupefacenti) che abbiamo commesso reati in relazione al loro stato di malattia. Questo per evitare la carcerazione attraverso interventi alternativi, da attivare già durante la fase del processo per direttissima, di cura e riabilitazione ‘controllate e gestite’ in regime extracarcerario con l’ausilio dei servizi pubblici e delle comunità terapeutiche. Se si procedesse a ‘bonificare’ l’ordinamento penitenziario dagli automatismi preclusivi e si desse maggiore margine di manovra alla magistratura di sorveglianza, le presenze stabili di detenuti all’interno delle carceri potrebbero scendere dalle 5mila alle 10mila unità nel giro di un anno’’, prosegue il Sappe. “E si avrebbe un calo del flusso annuale di detenuti stimabile tra le 15mila e le 20mila unità, con un consistente aumento delle misure alternative alla detenzione in oltre 10mila casi in un anno”.

Protesta invece il sindacato di polizia Consap, che chiede al governo di “intervenire per non vanificare l’abnegazione delle forze di polizia’’: ’’In migliaia potranno uscire dal carcere - sostiene il segretario generale nazionale della Consap Giorgio Innocenzi - è una decisione sconcertante che vanifica, il duro lavoro d’indagine, ore e ore di pedinamento e pericolosissimi infiltramenti sotto copertura, che donne e uomini della Polizia di Stato hanno profuso per assicurare alla giustizia questi delinquenti, che una volta fuori non potranno che tornare a rapinare e rubare e diventando manovalanza a buon mercato per il crimine organizzato che controlla lo spaccio’’.

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