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Piombarono a 200 km all’ora su una jeep uccidendo un architetto, arrestati tre uomini /Video

24 giugno 2014 | 16.45
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A bordo dell’Audi A4 che il 12 giugno investì la vettura di Paolo Armenise in Tangenziale Est, a Milano, c’erano tre nordafricani tra i 22 e i 25 anni con precedenti penali. A incastrarli i Ris di Parma che hanno esaminato il dna trovato a bordo dell’auto

Tre giovani tra i 22 e i 25 anni, di origine marocchina, senza fissa dimora e con precedenti penali. Sono i tre arrestati dai carabinieri per l’incidente avvenuto lo scorso 12 giugno in Tangenziale Est, a Milano , in cui ha perso la vita l’architetto 48enne Paolo Armenise.

I tre erano a bordo dell’Audi A4 piombata a quasi 200 chilometri orari sulla jeep di Armenise; poco prima avevano forzato un posto di blocco dei carabinieri, dando vita alla fuga terminata con l’incidente.

Le telecamere di una ditta - Dopo lo scontro i tre hanno abbandonato la vettura e si sono dati alla fuga a piedi in una zona industriale, adiacente alla tangenziale, e sono stati ripresi dalle telecamere di sorveglianza di una ditta poco distante. Quindi si sono separati per nascondersi presso alcuni connazionali a Buccinasco e a Dresano, nell’hinterland milanese.

Il dna a bordo dell’auto - A incastrarli i Ris di Parma che hanno esaminato il dna trovato a bordo dell’auto, risultata intestata a un prestanome e in uso ai componenti di una banda dedita allo spaccio. Proprio questa circostanza ha permesso di risalire ai tre, attivi sulle piazze di Rho e Lainate. L’Audi, infatti, era già sotto osservazione dei carabinieri, che al suo interno avevano piazzato un sistema Gps.

Pronti a fuggire - Dalle intercettazioni telefoniche si è scoperto che i tre, in preda al panico, erano pronti a fuggire in Marocco. Così sono scattati i provvedimenti che hanno portato al loro arresto: uno di loro dovrà rispondere di resistenza e omicidio a seguito di dolo eventuale; per gli altri due le accuse sono di traffico di stupefacenti e ricettazione.

Il fermo - I provvedimenti di fermo, eseguiti il 17 giugno, sono stati emessi quando gli investigatori hanno scoperto che i tre avevano ricevuto del denaro, probabilmente per affrontare la fuga in Marocco.

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