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Pedalare per non dimenticare, 1.200 km in bici da sola per i 'Fantasmi di Portopalo'

03 luglio 2014 | 15.55
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Gaia Ferrara, 33 anni, pronta alle 23 tappe, dalla Puglia alla Sicilia, nei luoghi simbolo degli sbarchi (FOTO): partenza il 2 agosto da San Severo e arrivo a Portopalo il 23. On line la raccolta firme per il recupero dei 283 corpi rimasti nel relitto affondato nel 1996: adesioni anche di Don Ciotti e Dario Fo

Pedalare per non dimenticare, 1.200 km in bici da sola per i 'Fantasmi di Portopalo'

Una pedalata in solitario, 1.200 km in bici per i 'Fantasmi di Portopalo', per chiedere il recupero del relitto F-174, nave affondata a Natale del 1996 con circa 300 migranti a bordo. E' la nuova sfida di Gaia Ferrara, 33 anni, cagliaritana di nascita, romana di adozione, ciclista per passione e anche per devozione, con alle spalle sei esperienze di pellegrinaggi sulle due ruote (FOTO).

Partenza il 2 agosto - L'idea della giovane sportiva è quella di percorrere in bicicletta 1.200 km con partenza il 2 agosto da San Severo, in Puglia, e arrivo a Portopalo il 23 agosto dopo un giro in 23 tappe lungo le coste italiane, dalla Puglia alla Basilicata, alla Calabria, fino all'estrema punta sudorientale della Sicilia a Portopalo. Un percorso nei luoghi simbolo degli sbarchi dei gommoni e dei barconi sin dagli anni '90, dove si trovano centri di accoglienza ancora attivi o chiusi, comunità di immigrati, testimoni diretti dei flussi di migranti e rifugiati.

Il progetto 1.200 km in bici per i 'Fantasmi di Portopalo' è promosso dall'associazione "Viandando" in collaborazione con 'Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie'.

Raccolta firme - Il progetto prevede la raccolta di firme di una petizione, primi firmatari Giovanni Maria Bellu, Luigi Ciotti, Carlo Lucarelli, Dario Fo, Christopher Hein, Piero Soldini, Carlotta Sami, Filippo Miraglia, Don Marcello Cozzi, Don Pino de Masi, da sottoporre alle Istituzioni europee, per il recupero del relitto della nave F-174.

Uno dei più gravi naufragi nel Mar Mediterraneo dal secondo dopoguerra ad oggi. Il gravissimo incidente è stato documentato nel 2001 da un'inchiesta del giornalista Giovanni Maria Bellu. Nessuna iniziativa fu mai intrapresa per il recupero del relitto e del suo carico. A diciassette anni da quel naufragio, parte la mobilitazione di quante più forze possibili perché i corpi ancora in fondo al mare siano recuperati.

283 corpi nel relitto - "Ci sono 300 corpi, 283 per l'esattezza - commenta Gaia Ferrara - che giacciono da 17 anni in fondo al mare senza vita, e senza sepoltura, nelle acque del Canale di Sicilia a largo di Portopalo. Vittime di una tragedia del mare che si è consumata la notte di Natale del 1996. Erano migranti asiatici, provenienti dal Pakistan, dallo Sri Lanka e dall'India in cerca di un futuro migliore, che volevano approdare sulle nostre coste ma non ce l'hanno fatta, ieri come oggi. Di loro, non resta che un vago ricordo di alcuni e l'indifferenza di molti".

Ma c'è chi non si rassegna e dopo aver appreso della loro sorte, solo di recente, in occasione della strage di Lampedusa del 3 ottobre scorso, in cui sono deceduti 366 immigrati, ha deciso di fare qualcosa per non lasciarli lì a imperitura memoria. Fare qualcosa per dar loro una sepoltura e un volto.

Il viaggio 'on line' - L'iniziativa, denominata 'Rambling for migrants', oltre alla raccolta delle firme prevede iniziative, incontri con le associazioni, istituzioni e comunità locali sui temi dell'integrazione e delle migrazioni. Il viaggio, le tappe, le iniziative e la petizione on line sono sul sito viandando.eu e su Facebook ("1200 Km in bici per i Fantasmi di Portopalo") con i racconti e le foto che documentano l'iniziativa. Il tragitto avrà tra le tappe principali il passaggio nei campi estivi di volontariato di Libera: "E!State Liberi".

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