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Fisco: frodano erario per 10 milioni, 5 arresti a Brescia

09 luglio 2014 | 10.58
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Secondo gli inquirenti, per la realizzazione della frode, è stata fondamentale la collaborazione del direttore di un ufficio postale che ha omesso di segnalare alla Banca d'Italia gli ingenti prelievi di contanti effettuati sui conti correnti delle società coinvolte

Fisco: frodano erario per 10 milioni, 5 arresti a Brescia

La Gdf di Chiari ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di cinque persone accusate di aver frodato l'erario per milioni di euro. L'operazione è stata eseguita nell'ambito di un'indagine avviata nel 2012 con l'esecuzione di decine di perquisizioni presso gli uffici e le abitazioni dei principali soggetti indagati. I reati contestati, a vario titolo, sono corruzione, associazione per delinquere, emissione ed utilizzo di fatture false, omessa ed infedele dichiarazione, occultamento e distruzione di scritture contabili, indebita compensazione.

Il sistema di 'risparmio' illecito di imposte e contributi escogitato dal sodalizio era fondato, in estrema sintesi, sulla 'interposizione fittizia di manodopera', attraverso società 'cartiere', o falsi 'contenitori' di operai, che consentivano agli imprenditori interessati di avvalersi delle ''prestazioni di servizi'' (manodopera) fornite da queste finte società, con conseguente esonero da ogni forma di responsabilità e da ogni pendenza erariale (fiscale e previdenziale) connessa all'impiego dei dipendenti. La copertura documentale dei rapporti economici veniva poi, sistematicamente, garantita da false fatturazioni incrociate.

L'utilizzo di queste società aveva dunque lo scopo, secondo la ricostruzione dell'accusa, di neutralizzare il cosidetto ''cuneo fiscale'' delle imprese che realmente si avvalevano di quella forza lavoro, attraverso l'esternalizzazione 'fraudolenta' degli oneri tributari e previdenziali a carico delle entità fittizie, prive di qualsivoglia operatività effettiva.

In sintesi: chi materialmente usufruiva della manodopera non versava alcun tipo di onere fiscale, previdenziale o assistenziale, il cui adempimento veniva appunto dirottato sulle società ''contenitore'' che avevano apparentemente assunto i dipendenti.

Fondamentale, per la realizzazione del 'piano', è stata, secondo gli inquirenti, la collaborazione fornita dal direttore di un ufficio postale, accusato di corruzione. Gli inquirenti hanno scoperto che l'uomo, su compenso, ha omesso di segnalare alla Banca d'Italia le ingenti e anomale operazioni di prelevamento di contanti effettuate sui conti correnti delle società coinvolte, pari nel solo biennio 2010/2012 a circa 20 milioni di euro.

Il danno complessivo per l'erario, in termini di minor gettito, è stato quantificato in circa 10 milioni di euro, causato da fittizi rapporti di lavoro coperti da false fatturazioni per oltre 40 milioni di euro.

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