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Yara, Bossetti in carcere da un mese non vacilla: "Sono innocente". Pm verso giudizio immediato

16 luglio 2014 | 18.30
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Il pm Letizia Ruggeri potrà chiedere al gip di saltare l'udienza preliminare, accorciando i tempi per arrivare al processo, a quasi quattro anni dal delitto

Yara, Bossetti in carcere da un mese non vacilla:

Non vacilla, non si fa prendere dallo sconforto, ripete la sua innocenza. E' un mese esatto che Massimo Giuseppe Bossetti si trova in isolamento nel carcere di Bergamo con l'accusa di aver ucciso la 13enne Yara Gambirasio e da allora la sua versione si 'adatta' ai nuovi elementi che si aggiungono al quadro indiziario contro di lui. Un insieme di prove in primis quella del Dna che potrebbero portare la Procura di Bergamo a chiedere, magari già prima dell'estate, il giudizio immediato per il 44enne muratore.

La richiesta di giudizio immediato da parte del pubblico ministero avviene quando la prova appare evidente e la richiesta al gip deve essere inoltrata, salvo eccezioni, entro novanta giorni dalla iscrizione della notizia di reato.

In questo caso il pm Letizia Ruggeri potrà dunque chiedere al gip di 'saltare' l'udienza preliminare, accorciando i tempi per arrivare al processo e consentendo così ai Gambirasio di avere una verità giudiziaria, a quasi quattro anni dal delitto. Dopo l'arresto di Bossetti, l'accusa aveva parlato con prudenza di un "puzzle" con alcuni tasselli mancanti, ma agli indizi contenuti nella richiesta di custodia cautelare negli ultimi giorni si aggiungono nuovi dettagli: le abitudini di Bossetti lo collocano sempre più spesso vicino a quella palestra frequentata dalla vittima.

Le immagini delle telecamere del distributore Shell in via Locatelli riprendono, alle 17.45 del giorno della scomparsa, un furgone che passa davanti al centro sportivo, la targa non si legge ma si nota un dettaglio: un catarifrangente simile a quello presente sull'Iveco Daily del manovale.

Questo dato si unisce alla 'prova regina' del Dna trovato sui leggings e sugli slip di Yara, alla polvere - tipica dei cantieri edili - respirata dalla 13enne prima di morire e compatibile con il lavoro dell'indagato e all'analisi delle celle telefoniche che dimostrano la possibilità che la giovane e Bossetti si trovassero nella stessa zona il 26 novembre 2010. Tre indizi che valgono più di una prova per gli inquirenti, ma la difesa del 44enne non cambia: "Sono innocente".

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