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Soccorso barcone semiaffondato nel Canale di Sicilia, a bordo 5 cadaveri

21 luglio 2014 | 10.18
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Tratti in salvo 61 naufraghi, ma a bordo dell'imbarcazione erano circa 80. Il sottosegretario all'Interno Manzione: "14 caserme dismesse per far fronte all'emergenza". Sui rifugiati: "L'obiettivo è una commissione asilo per ogni prefettura". A Messina 400 profughi siriani a bordo di una petroliera

Soccorso barcone semiaffondato nel Canale di Sicilia, a bordo 5 cadaveri

Nuove vittime nel naufragio di un gommone nel canale di Sicilia. Cinque cadaveri sono stati recuperati durante un intervento di soccorso a un gommone semiaffondato compiuto dalla fregata Zeffiro, dalla corvetta Urania e da un elicottero EH101 decollato da Lampedusa, in cooperazione con la nave mercantile Genmar Compatriot (Bermuda).

I corpi sono stati imbarcati sulla motovedetta CP905 delle Capitanerie di Porto insieme con i 61 migranti salvati, che hanno riferito che a bordo dell'imbarcazione di fortuna erano circa 80.

Nella notte le navi della Marina Militare hanno affrontato diverse situazioni di emergenza nel soccorso e recupero di molti migranti in arrivo dalle coste nordafricane. Sulle navi ci sono 1771 migranti soccorsi negli ultimi giorni .

La corvetta Sfinge ha soccorso un gommone con a bordo 95 migranti, tra loro due donne; la nave anfibia San Giorgio è intervenuta nel soccorso a due imbarcazioni con a bordo recuperando 276 profughi tra cui 33 donne e 5 minori; per due immigrati c'è stato bisogno di un trasporto con elicottero Eh101 verso l'ospedale di Catania. La fregata Zeffiro ha soccorso tre gommoni imbarcando in totale 294 migranti tra cui 28 donne e 9 minori; la corvetta Urania ha soccorso un gommone con 98 migranti, 28 donne tra loro.

Sono 14 le strutture, tra caserme dismesse ed ex basi militari, individuate dal governo per far fronte all'emergenza immigrati e dare respiro ai centri di accoglienza sul territorio, che ''sono in condizioni difficili'' per il grande afflusso di questi giorni. ''Siamo arrivati a 85mila, di questo passo quota centomila è una soglia raggiungibile a breve termine'', dice all'Adnkronos il sottosegretario all'Interno Domenico Manzione.

Una delle strutture individuate sarebbe l'ex caserma Masotto di Messina, per le altre sedi ''si tratta di capire, e lo dovremo fare in pochi giorni, quali siano già idonee ad accogliere'' parte dei migranti giunti in queste settimane sul territorio italiano. ''Vogliamo fare in modo che si realizzi un'equa distribuzione sul territorio tra tutte le regioni, in modo che ogni area del Paese possa far fronte più agevolmente a questa emergenza. Attualmente il 35% delle presenze è attestato in Sicilia'', spiega Manzione.

Dopo l'approvazione del piano nazionale di gestione e accoglienza (che prevede tre fasi, soccorso immediato, accoglienza e integrazione) da parte della Conferenza unificata, ''la 'macchina' è pronta per mettersi in moto". Nel frattempo, una circolare è stata inviata dal Viminale ai prefetti sul territorio, invitati ad effettuare un monitoraggio per reperire nuove strutture inutilizzate "che consentano di ampliare le possibilità di accoglienza di fronte a un numero di sbarchi che si è rivelato enormemente superiore alla media degli scorsi anni. Spero che i tempi siano rapidissimi'', aggiunge il sottosegretario all'Interno.

Quanto alle attività di pattugliamento e controllo di 'Mare Nostrum', condotte dalle navi militari nel Canale di Sicilia, Manzione ricorda che ''in questi mesi sono state salvate migliaia di vite umane e sotto questo profilo l'operazione non si può mettere in discussione. Quello che ad oggi è un impegno italiano dovrebbe però essere affrontato con un maggiore coinvolgimento sotto il profilo internazionale". "Non è un'utopia -spiega Manzione- immaginare che ci possa essere una più decisa azione internazionale che consenta di gestire la situazione, e non solo in mare. Va fatto un tentativo negli stessi Paesi di partenza degli immigrati, con una presenza fissa che riesca ad incidere concretamente sul fenomeno, direttamente nei territori di provenienza".

Dalla Siria e dalla Libia, dall'Eritrea, da domani, forse ancora più di prima, dall'Iraq e da Gaza devastata dalla guerra in Medio Oriente: ''le condizioni geopolitiche cambiano di continuo, chi si occupa di gestire il fenomeno migratorio deve tener conto del mutamento delle rotte dei profughi'', dice Manzione. Anche per questo motivo il nuovo piano nazionale di gestione approvato in sede di Conferenza unificata prevede il rafforzamento della rete Sprar (Sistema di protezione dei richiedenti asilo) e l'aumento delle commissioni incaricate di esaminare le domande di protezione umanitaria.

''Presupposto perché il piano funzioni è che il loro numero sia incrementato, l'obiettivo è arrivare ad averne una per ogni prefettura sul territorio'', dice Manzione. Prevista nel piano nazionale di accoglienza la creazione di 'hub' regionali per il soccorso e la prima accoglienza che prenderanno il posto degli attuali Cara, Centri di accoglienza per i richiedenti asilo. ''L'importante -conclude Manzione- è che la tempistica delle pratiche, dal momento dello sbarco all'eventuale riconoscimento dell'asilo, sia molto più breve rispetto a quello che accade adesso''.

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