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Allarme della Dia: "Cosa nostra cerca di riprendere potere, magistrati nel mirino"

05 agosto 2014 | 12.58
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La Direzione investigativa antimafia: "Innalzamento del livello della sfida". Nel mirino delle cosche esponenti della magistratura siciliana e delle istituzioni locali, mentre "vanno seguite con attenzione le dinamiche innescate dalla recente scarcerazione, in un breve arco di tempo, di numerosi mafiosi di spicco"

Guido Lo Forte, procuratore capo di Palermo
Guido Lo Forte, procuratore capo di Palermo

La mafia trasforma gli assetti e ''appare protesa a recuperare il proprio predominio sul territorio''. A lanciare l'allarme è l'ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia. Il basso profilo scelto negli ultimi anni ha lasciato il posto ad "un innalzamento del livello della sfida" e ad "una desueta protervia, manifestata attraverso ripetuti atti intimidatori e minacce nei confronti di esponenti della magistratura siciliana e delle istituzioni locali, nonché di rappresentanti di organizzazioni pubbliche e private impegnati, a vario titolo, nella lotta antimafia".

''Le evidenze investigative -scrive la Dia- presentano Cosa Nostra tuttora protesa nel tentativo di riconsolidare la propria struttura, a cominciare da una catena di comando che da tempo ha perso compattezza, libertà d'azione e potere di condizionamento ambientale''.

''Mentre lo stesso Matteo Messina Denaro -evidenzia la Direzione Investigativa Antimafia- è costretto a concentrarsi nello sforzo di prolungare la latitanza e di proteggere i propri interessi economici dall'intensa aggressione istituzionale, vanno seguite con attenzione le dinamiche innescate dalla recente scarcerazione, in un breve arco di tempo, di numerosi elementi di spicco''.

Così come vanno seguiti ''i segnali di una scomposta deriva intimidatoria nei confronti della magistratura e di altre figure di riferimento, tanto più evidente in quanto in controtendenza rispetto alla nota strategia di sommersione''.

Camorra - I clan della camorra sono capaci di ''rigenerarsi, trovando nuovi adepti e nuovi spazi di operatività, anche dopo essere stati colpiti da provvedimenti che incidono sia sulla struttura organizzativa sia sugli assetti economici''. Dice la Dia, passando a parlare delle organizzazioni di provenienza campana, secondo cui si conferma la "capacità penetrativa" dei cartelli camorristici "nel tessuto socio-economico regionale, extra regionale e transnazionale". La Dia segnala le "violente dinamiche di scontro tra clan", spiegando che ''rimane preoccupante la manifesta propensione allo scontro armato da parte di gruppi, nemmeno ben strutturati, che vogliono imporre la loro leadership su porzioni anche piccole del territorio, scalzando preesistenti organizzazioni in momentanea difficoltà. I sodalizi più grandi e consolidati sviluppano, invece, reti di connivenze e accordi anche con altre organizzazioni criminali''. ''Alcuni sodalizi dell'area napoletana -rileva ancora la Dia- hanno continuato a manifestare fluidità organizzativa e instabilità interna, che hanno alimentato faide tra gruppi appartenenti alla stessa consorteria: giovani leve appaiono intenzionate a riempire i vuoti determinatisi al vertice dei sodalizi per efeftto degli arresti operati dalle forze di polizia''. "La decapitazione dei vertici è intervenuta anche nel contesto casertano -evidenzia la relazione della Direzione Investigativa Antimafia- determinando anche qui un vuoto di potere che, differentemente da quanto accaduto nell'area napoletana, non ha dato luogo a caotiche dinamiche conflittuali''.

Attività estorsiva e usura, l'inserimento negli appalti pubblici e il narcotraffico ''continuano a rappresentare le maggiori fonti di guadagno dei clan, unitamente alla commercializzazione di prodotti contraffatti''. Si registra inoltre un ritorno ad attività di contrabbando di sigarette, in partire nei quartieri napoletani della Duchesca e della Sanità, ''mentre -fa notare la Dia- sta suscitando sempre più interesse nelle organizzazioni criminali l'attività denominata 'Compro oro', utilizzata per finalità di investimento e riciclaggio''.

''La forza delle principali organizzazioni'', rileva ancora la Direzione Investigativa Antimafia, resta ''la grande disponibilità di capitali, evidenziata dagli ingenti sequestri e confische che vengono operati, e che consente una profonda penetrazione del sistema economico anche grazie a una diffusa e facilmente conseguibile collusione di figure pubbliche, inclini alla corruttela".

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