Si tratta delle imbarcazioni fatiscenti usate dai trafficanti di esseri umani, recuperate in mare e sottoposte a sequestro e confisca. Della loro custodia si occupa l'Agenzia delle Dogane
Una cinquantina di barche, sistemate nella zona del campo sportivo all'interno dell'area portuale e nella base Loran. Sono quelle che a Lampedusa attendono di essere distrutte. Si tratta dei barconi usati dai trafficanti di morte per i viaggi della speranza nel Canale di Sicilia.
Imbarcazioni fatiscenti, recuperate in mare e sottoposte a sequestro e successivamente confisca. Della loro custodia si occupa l'Agenzia delle Dogane e il loro destino è la distruzione.
Il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, sta lavorando per fare in modo che una parte possa essere riutilizzata. "Si potrebbe usare parte della materia prima come il legno oppure i motori ancora funzionanti - spiega all'Adnkronos - oppure utilizzarli a fini museali facendone dei monumenti a ricordo di questo grande dramma umanitario".
La legge al momento lo vieta, perché essendo i mezzi usati per la commissione di un reato non possono essere riassegnati. Così depositati in aree di stoccaggio attendono di essere distrutti.