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Più scaramantici in tempo di crisi, il talismano diventa ossessione per quasi due milioni di italiani

02 settembre 2014 | 18.14
LETTURA: 4 minuti

Lo rivela lo psichiatra Tonino Cantelmi: "Siamo un popolo di scaramantici. Nel 90 per cento dei casi vi si ricorre per controllare l'ansia e cercare di gestire gli imprevisti. Un fenomeno trasversale che non ha a che fare con cultura o età"

Più scaramantici in tempo di crisi, il talismano diventa ossessione per quasi due milioni di italiani

"Dall'abito portafortuna, che diventa una sorta di 'divisa' in occasione degli esami, fino al cornetto da appendere al portachiavi, o alla lettura delle carte. Il pensiero magico è diffuso fra gli italiani, che nel 90% dei casi vi ricorrono per controllare l'ansia e cercare di gestire gli imprevisti. Ma talvolta il 'responso' di maghi o cartomanti, o il legame con il portafortuna del cuore, finisce per diventare un'ossessione: è il caso del 2-3% degli italiani, 1,8 milioni di persone, 'schiavi' di rituali e oggetti-feticcio tanto importati da influenzare la propria vita". Parola dello psichiatra Tonino Cantelmi, docente di Psicologia dello sviluppo all'università Lumsa di Roma, secondo cui "in tempo di crisi il fenomeno aumenta".

E' il caso "di una celebre donna di spettacolo - riferisce lo psichiatra - che prima di qualsiasi decisione di lavoro o d'amore doveva consultare una serie di cartomanti, finendo per rinunciare a occasioni professionali anche importanti. In questo caso la superstizione, da 'alleata' per superare gli imprevisti o chiave di lettura per interpretare eventi o circostanze, è diventata una vera ossessione". E a fare la differenza non è, secondo lo psichiatra, la cultura. "La superstizione è democratica, come mostra la storia di professionisti, imprenditori o capitani d'azienda che si affidano a guru, maghi e cartomanti. Un atteggiamento trasversale, che affonda la sua radice nel bisogno irriducibile di controllare e di dare un senso alla realtà".

Dal ferro di cavallo al cornetto scacciaguai, fino ai tarocchi e agli oroscopi, "i giovani della generazione social non sono affatto immuni alla superstizione. Ma, certo, chi ha un atteggiamento più spavaldo in genere si lascia meno controllare da questi talismani. Nella mia esperienza, invece, le donne sono più sofisticate nella scelta del portafortuna". In generale, poi, "bisogna essere un po' ossessivi al contrario per non guardare mai, nemmeno di sfuggita, il proprio oroscopo: un 'rito' che accompagna la giornata di moltissimi italiani. Che magari ufficialmente non ci credono, ma poi però 'non si sa mai'".

E' il caso "di una celebre donna di spettacolo - riferisce lo psichiatra - che prima di qualsiasi decisione di lavoro o d'amore doveva consultare una serie di cartomanti, finendo per rinunciare a occasioni professionali anche importanti. In questo caso la superstizione, da 'alleata' per superare gli imprevisti o chiave di lettura per interpretare eventi o circostanze, è diventata una vera ossessione". E a fare la differenza non è, secondo lo psichiatra, la cultura. "La superstizione è democratica, come mostra la storia di professionisti, imprenditori o capitani d'azienda che si affidano a guru, maghi e cartomanti. Un atteggiamento trasversale, che affonda la sua radice nel bisogno irriducibile di controllare e di dare un senso alla realtà".

Dal ferro di cavallo al cornetto scacciaguai, fino ai tarocchi e agli oroscopi, "i giovani della generazione social non sono affatto immuni alla superstizione. Ma, certo, chi ha un atteggiamento più spavaldo in genere si lascia meno controllare da questi talismani. Nella mia esperienza, invece, le donne sono più sofisticate nella scelta del portafortuna". In generale, poi, "bisogna essere un po' ossessivi al contrario per non guardare mai, nemmeno di sfuggita, il proprio oroscopo: un 'rito' che accompagna la giornata di moltissimi italiani. Che magari ufficialmente non ci credono, ma poi però 'non si sa mai'".

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