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Ebola, guarito paziente inglese. E' medico il terzo americano contagiato

03 settembre 2014 | 13.00
LETTURA: 6 minuti

Il dottore statunitense di 51 anni molto probabilmente non riceverà lo ZMapp perché non ci sono più dosi disponibili. Guarito, invece, il paziente inglese curato con il farmaco sperimentale. Tutti e tre negativi i pazienti ricoverati per sospetto virus a Padova

Infophoto
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E' un medico il terzo americano contagiato dal virus Ebola. Rick Sacra, 51 anni, lavora in Africa occidentale per l'organizzazione no profit Serving in Mission, come i due operatori statunitensi infettati e poi guariti, Nancy Writebol e Kent Brantly. Proprio dopo aver sentito che i due si erano ammalati, Sacra è voluto partire di nuovo per la Liberia, dove era già stato come volontario in passato, ha raccontato il presidente dell'associazione, Bruce Johnson. Il medico non stava assistendo altri malati di Ebola in Liberia, si legge sulla Cnn, ma si occupava di parti all'ospedale generale di Monrovia. Lo scorso venerdì ha cominciato a manifestare i sintomi della febbre emorragica e lunedì è stato sottoposto al test, risultato positivo. Sacra, che non si sa ancora se e quando verrà rimpatriato negli Usa, non riceverà molto probabilmente il farmaco sperimentale ZMapp, con cui sono stati trattati Writebol e Brantly, visto che non ci sono più dosi disponibili.

Gb, guarito paziente inglese. Pieno recupero, invece, per l'infermiere William Pooley, 29 anni, che è stato trattato con ZMapp in una speciale unità di isolamento dal Royal Free di Londra. Il giovane lavorava come infermiere volontario in Sierra Leone, uno dei Paesi più colpiti dall'epidemia. Un giorno ha cominciato a sentirsi male, ha raccontato, ed è stato sottoposto a un esame del sangue. Pooley ha poi ricordato il momento in cui i suoi timori sono stati confermati: "E' stato uno dei medici dell'Oms a comunicarmelo, e ho capito subito che c'era una cattiva notizia. Avere la diagnosi è un po' inquietante. Pensavo di dover per morire ed ero preoccupato per la mia famiglia". Il 24 agosto l'uomo è stato trasportato nel Regno Unito.

Tutti negativi i casi sospetti a Padova. Dall'azienda ospedaliera di Padova fanno sapere, intanto, che sono "tutti negativi" all'Ebola i tre pazienti ricoverati per una sospetta infezione da virus. "I pazienti valutati erano in tutto tre - si legge in una nota regionale -. Per due di essi la diagnosi è di malaria. Il terzo, che presentava un modesto rialzo della temperatura corporea, è sfebbrato senza problemi e non è più considerato un soggetto a rischio".

Giovedì mattina il presidente della Regione Lazio sarà in visita alle dieci allo stabilimento della Irbm Science Park di Pomezia, dove opera la Joint Venture Advent dell'Irbm con Okairos per la produzione del vaccino anti-Ebola. Il progetto è stato sostenuto da finanziamenti della Regione, del Centro Nazionale per la Ricerca e dell'Istituto Superiore di Sanità.

Intanto per la gestione dei casi sospetti di virus Ebola è stato istituito un reparto di malattie infettive con specifiche caratteristiche tecnico-strutturali all'ospedale Sant'Anna di Como nel presidio di San Fermo della Battaglia. Due posti letto in stanze predisposte per l'isolamento dei pazienti, definite 'a pressione negativa', dove i germi possono entrare ma non uscire, e attrezzate con filtri Hepa per bloccare gli agenti infettivi. In particolare - si precisa nella nota - al Sant'Anna saranno eventualmente ricoverati fino alla fine del periodo d'incubazione pazienti 'a basso rischio', cioè con stato febbrile, ma che non hanno avuto nessun contatto con persone infette. Per quelli invece 'ad alto rischio', che hanno sintomi riconducibili all'Ebola e hanno avuto contatti con individui malati, il ricovero avverrà negli ospedali Sacco di Milano e Spallanzani di Roma. Il tavolo di lavoro sull'Ebola ha già individuato i percorsi per la sicurezza dei pazienti e degli operatori per affrontare "una situazione altamente improbabile - si puntualizza nella nota - in quanto le persone che provengono dalle zone 'a rischio' (Guinea Bissau, Nigeria, Sierra Leone, Liberia, Senegal e Repubblica del Congo) passano già attraverso i cordoni sanitari, allestiti negli aeroporti, ma comunque possibile".

Onu, la lotta all'epidemia potrebbe costare più di 600 milioni di dollari. La lotta per arginare l'epidemia di Ebola, un compito per il quale sarà essenziale il coordinamento globale, potrebbe costare "più di 600 milioni di dollari". E rispetto a quelli messi in campo attualmente, gli sforzi per combattere questa malattia andrebbero "triplicati o quadruplicati". A stimarlo è stato David Nabarro, Senior System Coordinator per Ebola delle Nazioni Unite che prevede come siano necessari massicci sforzi di coordinamento per quello che riguarda "cibo, trasporti, denaro e l'accesso per via aerea e marittima" nei Paesi interessati dall'epidemia.

Dall'Oms arriva poi l'appello a "non stigmatizzare l'Africa. "Non bisogna stigmatizzare il continente africano e le malattie che si verificano in Africa, perché questo rende difficile coordinare una risposta globale efficace, che è invece essenziale" ha ribadito il direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Margaret Chan. "Questa è la più grave epidemia di Ebola degli ultimi 40 anni - ha ripetuto ancora una volta Chan - nessuno aveva mai visto una cosa del genere in questo arco di tempo. Ma non si tratta di una malattia sconosciuta, sappiamo cosa fare". "Per prendersi cura di ottanta malati di Ebola sono necessarie 200-250 persone. Quindi, nei prossimi mesi, avremo bisogno di migliaia di operatori in più in Africa occidentale" spiega Keiji Fukuda, vicedirettore generale Oms per la sicurezza sanitaria.

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