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Sanità: morti in culla, -90% casi in 20 anni grazie a prevenzione

04 ottobre 2014 | 11.53
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Far dormire il bebè in posizione supina; non esporlo al fumo passivo né nel pancione di mamma né dopo la nascita; non coprirlo troppo quando dorme, mantenendo la temperatura della cameretta tra i 18 e i 20 gradi; allattarlo al seno; dopo il primo mese di vita non negargli il ciuccio nel sonno. Quattro buone abitudini contro la morte in culla che negli ultimi 20 anni, proprio grazie alla prevenzione, ha fatto registrare un crollo dei casi pari al 90%. La buona notizia arriva dagli esperti che si sono riuniti a Cisef Gaslini di Genova Quarto per il III Congresso nazionale 'Sids e Alte. Facciamo il punto', organizzato dal Centro regionale Sids (Sudden Infant Death Syndrome)-Alte (Apparent Life-Threatening-Event) con sede nel Dipartimento di emergenza dell'Istituto pediatrico Giannina Gaslini. La struttura ha avviato 2 anni fa un protocollo di indagine post-mortem ad hoc, che in 4 casi su 5 permette di risolvere il 'giallo' della morte in culla.

Si definisce sindrome della morte improvvisa del lattante o morte in culla - ricordano gli specialisti - un evento tragico e inaspettato che colpisce il bambino apparentemente sano nel primo anno di vita, che si verifica prevalentemente durante il sonno e resta inspiegato anche dopo l'autopsia. Ma "quando nonostante la prevenzione il tragico evento accade - spiega Pasquale Di Pietro, direttore dell'Unità operativa di pronto soccorso medico e medicina d'urgenza Dea pediatrico Gaslini - è importante poter fornire ai genitori una risposta e la strada da seguire è quella basata su un approccio anatomo-patologico adeguato e uno studio genetico mirato". Un'indagine di squadra che permetta alla famiglia di darsi una spiegazione e la aiuti a elaborare il lutto.

"Nella nostra esperienza di studio e di follow up delle famiglie colpite da questo terribile lutto - sottolinea Antonella Palmieri, coordinatrice del Centro regionale Sids-Alte - ci siamo resi conto che non sapere il perché della morte del loro piccolo rende ancora più atroce la perdita". In particolare quando nasce un fratellino, "i sensi di colpa e le paure" nei primi mesi di vita del nuovo arrivato "possono provocare una crisi all'interno del nucleo familiare anche nelle relazioni con altri figli".

Per questo, continua Palmieri, "all'inizio del 2012 è stato avviato un percorso di gestione del post-mortem in caso di morte improvvisa di un lattante apparentemente sano: un protocollo condiviso tra Centro regionale Sids-Alte e Procura di Genova. Il protocollo è stato applicato ai casi di morte improvvisa verificatisi nella Regione Liguria degli ultimi 5 anni, e per 4 bambini su 5 ha permesso di arrivare a una diagnosi mirata escludendo quella di Sids aspecifica. Sapere che cosa è successo e perché hai perso tuo figlio non seda il dolore - precisa l'esperta - ma nel tempo permette ai genitori di capire, spesso di smettere di colpevolizzarsi e non ultimo avere meno paura per eventuali futuri figli".

Al Centro del Gaslini collaborano cardiologo, neurologo, otorinolaringoiatra, gastroenterologio specialista in malattie metaboliche, radiologo, neuroradiologo, infettivologo, neonatologo, anatomopatologi, genetisti e medici legali dell'università di Genova. Negli ultimi 3 anni i bambini sono aumentati. In media la struttura registra ogni anno 60 ricoveri, 80 consulenze e 500 visite ambulatoriali. Circa il 10% dei piccoli arriva da fuori regione.

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