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Eutanasia: card. Sgreccia, atto di coraggio portare a termine dono vita

04 novembre 2014 | 19.23
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Un combattente non abbandona mai il campo, combatte fino all'ultimo. A qualsiasi condizione. Il cardinale Elio Sgreccia, tra i maggiori bioeticisti, utilizza questa immagine per commentare la decisione di Britanny, la ragazza americana alla quale era stato diagnosticato un cancro che le avrebbe dato pochi mesi di vita, di porre fine alla propria esistenza assumendo un farmaco letale. "La vita è un dono che abbiamo ricevuto: è un atto di coraggio portarla a termine fino all'ultimo respiro", afferma il porporato all'Adnkronos.

La decisione della ragazza americana ha sollevato pareri discordanti. Da una parte la Chiesa che condanna il gesto, dall'altra la posizione di Mina Welby che ha sostenuto che bisognerebbe sospendere i giudizi perchè la misericordia di Dio è grande. Al che, il cardinale Sgreccia osserva: "non abbiamo padronanza sulla vita. Non ci può essere dignità in una scelta di togliersi la vita".

Chi non condanna il gesto di Britanny fa notare che la malattia che le era stata diagnosticata non le avrebbe lasciato scampo. "Il fatto è - sottolinea Sgreccia - che non possiamo decidere in base ai nostri disegni. Un combattente non abbandona mai. Il problema è - riflette ancora il bioeticista - che la coscienza profonda è smarrita. Noi abbiamo ricevuto la vita in dono e il nostro compito è quello di portarla a termine fino all'ultimo respiro. E' un atto di coraggio".

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