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Mafia capitale: Tassinari racconta Buzzi, il ras delle coop partito da Rebibbia

04 dicembre 2014 | 17.45
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Il ritratto del braccio destro di Massimo Carminati fatto da uno dei massimi esperti dei miti e personaggi della destra radicale. "Era un detenuto comune che in carcere si legò a ex Br. La cooperativa sociale 29 giugno è nata nel 1984 a Rebibbia". Mafia capitale, Buzzi: "Nel bilancio due milioni nostri".La cattura di Carminati/VIDEO

Salvatore Buzzi in un filmato registrato dalla polizia
Salvatore Buzzi in un filmato registrato dalla polizia

Salvatore Buzzi non è un ''bandito di strada'', non ha alle spalle un ''percorso di criminalità organizzata'' è un personaggio con una ''caratura'', che è stato capace di ''costruire un network serio della cooperazione sociale'' ma che alla fine ha fatto il botto. E' il ritratto che arriva da Ugo Maria Tassinari, giornalista, ex militante della sinistra extraparlamentare che con il libro 'Fascisteria' si è ritrovato ad essere uno dei massimi esperti dei miti e personaggi della destra radicale.

Per capire chi è Buzzi bisogna partire dagli anni del carcere. ''Viene arrestato a 25 anni nel 1980 - racconta Tassinari - Era un impiegato di banca, un truffatore che incassava assegni falsi. Lui vuole mollare, il socio lo minaccia, lui si spaventa e lo ammazza. In carcere entra in contatto con il circuito dei detenuti politici. Nel 1984 è a Rebibbia. Una data importante perché in quell'anno nel carcere romano nasce l'area omogenea della dissociazione, dove si comincia a ragionare di un percorso di recupero e reinserimento sociale dei detenuti. La cooperativa 29 giugno nasce nel 1984 a Rebibbia''.

'il suo network politico fa capo a Marroni, persone battezzate e cresimate in un percorso di sinistra'

Una storia raccontata recentemente sulle colonne di 'Noi Donne' dal braccio destro di Buzzi, Emanuela Bugitti, presidente della Cooperativa 29 giugno tra le 37 persone finite in carcere nell'operazione 'Mondo di mezzo'. Ex BR, colonna veneta, condannata a 16 anni e mezzo per l'omicidio di Alfredo Albanese, il capo della Digos veneziana ucciso il 12 maggio 1980. Mille dipendenti, 120 detenuti che ci lavorano, la cooperativa ''offre la possibilità di un lavoro a chi sta in carcere - dice la Bugitti nell'intervista - Nasce dall'esperienza fatta nel carcere di Rebibbia nel 1984 quando per la prima volta in Europa, organizzò insieme ai detenuti, il primo convegno spettacolo in carcere: 'Antigone' era il titolo dello spettacolo. All'inizio eravamo l'unica cooperativa a Rebibbia. E' stata una scommessa, vinta grazie al fatto di esserci sempre alleati con gli altri''.

Negli anni 2000 la cooperativa fa il ''botto''. ''Il network della 29 giugno è un soggetto forte della cooperativa sociale ma all'inizio degli anni 2000 cambia tutto - dice Tassinari - Saltano gli affidamenti diretti perché l'Unione europea inizia a fare pressioni per il rispetto della concorrenza. A quel punto scatta la necessità di trovarsi o comprarsi appoggi politici''.

Per Tassinari è da quel momento che si costruisce quello che le oltre 1200 pagine dell'ordinanza di 'Mafia capitale' hanno scoperchiato. ''Buzzi fascista non è, come non lo è il suo network. Tanto è vero quando ci sono le primarie, che saranno vinte da Marino, c'è la famosa intercettazione in cui Buzzi dice di sostenere Umberto Marroni. Il padre, Angiolo Marroni, è il Garante dei detenuti della Regione Lazio. Tutta la rete di sinistra che è stata coinvolta (Ozzimo è uno che ha iniziato a fare politica nel Pds, nella rossissima Centocelle del '94) sono persone battezzate e cresimate in un percorso di sinistra. Ed è il network politico che fa capo a Marroni''.

'non ha alle spalle una storia di criminalità organizzata, è un delinquente comune'

Detto questo, però, per Tassinari parlare di 'mafia capitale' è ''eccessivo''. ''E' evidente che c'è un intreccio tra affarismo, malavita, millanterie, metodi spicci... però arrivare a questa 'cupola nera' mi sembra eccessivo''.

''Nelle intercettazioni di Buzzi nei confronti dei politici non ci sono intimidazioni ma favoritismi e corruttele - afferma ancora il giornalista - Buzzi opera in maniera autonoma da Carminati. Ha una caratura, è uno dei leader riconosciuti della cooperazione a Roma. Non è un bandito di strada. E' un personaggio che non ha alle spalle una storia di criminalità organizzata. E' un delinquente comune che fa un delitto di paura, poi si inserisce in un percorso di recupero sociale. E' una persona capace, che costruisce una struttura che negli anni si è ramificata, diversificando l'offerta. Ha tutte le caratteristiche per entrare nel mondo della cooperazione sociale. Poi negli ultimi anni - conclude Tassinari - si è molto accentuato l'intreccio losco tra affarismo, criminalità organizzata e mondo della cooperazione''.

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