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Corruzione: Morosini (Csm), ddl promettente ma ancora troppe lacune

13 dicembre 2014 | 12.04
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Il pacchetto anticorruzione varato ieri sera dal Consiglio dei ministri "così com'è, è promettente ma ci sono ancora delle lacune e il disegno di legge va migliorato". Non si sbilancia il giudice Piergiorgio Morosini, componente del Consiglio superiore della magistratura, sul provvedimento anticorruzione approvato ieri sera da Renzi. L'ex gup di Palermo, in un'intervista all'Adnkronos, ribadisce che "sotto certi aspetti è un ddl promettente, perché si muove in un'ottica di potenziamento del contrasto alla corruzione che, come dimostra anche l'indagine 'Mafia capitale', è la grande risorsa della criminalità organizzata insieme con l'evasione fiscale". Per il magistrato "ci sono punti positivi sulle pene, sul patteggiamento", ma sottolinea anche che "c'è ancora una lacuna molto forte sugli strumenti investigativi perché, ancora una volta, nonostante la sottoscrizione da parte dell'Italia della Convenzione di Strasburgo nella lotta alla corruzione del 1999, ancora non è stato ratificato quel testo con l'introduzione di due strumenti investigativi molto importanti: il test di integrità e la legislazione premiale per chi collabora. Sotto questo profilo si registrano ancora delle lacune".

"L'altro punto da verificare è quello che si tratta di un ddl non di un decreto legge, quindi questo testo potrebbe subire delle modifiche non migliorative - è la preoccupazione di Morosini - Dovrebbe subire delle integrazioni nel senso dell'aggiunta degli strumenti investigativi idonei, perché poi il vero problema sono le alleanze omertose tra il corrotto e il corruttore". Il pacchetto prevede che la pena minima per la corruzione propria passa da 4 a 6 anni, la massima da 8 a 10. Si allungano così indirettamente i termini per la prescrizione. Sarà necessaria poi la restituzione del “maltolto” per accedere al patteggiamento e in arrivo ci sono sequestri e confische più stringenti.

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