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Francia: Moni Ovadia, Netanyahu strumentalizza, risposta non è esodo

12 gennaio 2015 | 16.59
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L'incitamento all'esodo verso Israele è "una strumentalizzazione elettorale, probabilmente una 'punizione' dell'orientamento francese, e più in generale europeo, a sostenere il riconoscimento dello Stato palestinese"

Moni Ovadia (Foto Infophoto) - INFOPHOTO
Moni Ovadia (Foto Infophoto) - INFOPHOTO

Le parole del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, di fatto un invito agli ebrei francesi, e non solo, a un esodo verso Israele, sono "una strumentalizzazione elettorale, probabilmente una 'punizione' dell'orientamento francese, e più in generale europeo, a sostenere il riconoscimento dello Stato palestinese". E' l'opinione dell'intellettuale yiddish italiano Moni Ovadia, attore teatrale, drammaturgo, scrittore, compositore e cantante, che, conversando con l'Adnkronos, distingue poi tra le parole di Netanyahu e le paure, le pulsioni degli ebrei europei.

"So che fra gli ebrei europei ci sono persone che fanno questa scelta, di trasferirsi in Israele paventando una ricomparsa dell'antisemitismo in Europa antisemitismo in europa. Sulla percezione psicologica delle persone, degli ebrei in particolare vista la nostra storia, è difficile giudicare ma quella di Netanyahu è altra cosa, da tenere separata. E' una strumentalizzazione elettorale, figlia della volontà di perpetuare la politica perseguita fino ad oggi nei confronti dei palestinesi, che ha portato effetti nefasti per tutti", prosegue Ovadia, secondo il quale di fronte a drammi come quelli consumatisi in Francia, "la sola vera risposta è combattere per i diritti di tutti, come mi pare abbia fatto la grande manifestazione di Parigi". "Bisogna capire le vere radici del fenomeno jihadista, il loro affondare in una politica, anche europea, nei confronti dello scacchiere mediorientale che ha compiuto atti come le 'guerre umanitarie' che nulla hanno di umanitario; interventi che hanno preso a calci un formicaio, come nel caso della Libia; provocato disastri su disastri", aggiunge Ovadia.

"Netanyahu dice agli ebrei europei 'venite in Israele', propone un bunker nazionalistico promettendo che sarà sicuro. Se è per questo in una tomba si è ancora più sicuri -prosegue provocatoriamente Ovadia- L'Europa di oggi non è quella degli anni '30 del Novecento, allora gli antisemiti erano al governo, l'antisemitismo era una posizione radicata, oggi non è così, se si eccettua il caso dell'Ungheria. "Un caso, quest'ultimo -evidenzia Ovadia- che ha mostrato una Europa imbelle, indecisa, titubante e pavida. La soluzione è fare una vera unione europea, non solo dei mercati, basata sulla civiltà che l'Europa si è data all'indomani della Seconda Guerra Mondiale".

"Mi rendo conto che per molti ebrei a predominare è l'angoscia del passato, ma se questo è comprensibile a livello individuale non può e non deve portare a una continua evocazione collettiva del passato, con paragoni impropri come quello fra l'Iran di oggi e la Germania di Hitler. Le condizioni oggi sono abissalmente diverse da quelle di allora, basti pensare che esiste uno Stato ebraico armato fino ai denti", sottolinea Ovadia. "Le domocrazie europee non sono fragili e moltissimi ebrei ritengono che il loro futuro sia nelle nazioni in cui vivono, anche in Francia dove non sono certo emarginati, penalizzati. L'unica arma contro l'odio antisemita che è efficace utilizzare è un aumento della democrazia, un bell'esempio -suggerisce Ovadia- è quello della posizione assunta dalla Norvegia che dopo la strage di Utoya ha puntato tutto non su meno ma su più democrazia".

"Questo non significa non vigilare, non essere attenti, ma seguire la via di una concreta cultura di pace, come quella indicata da Papa Francesco; applicare la capacità di usare il cervello, di non farci abbindolare", esorta Ovadia. "Mi domando come mai l'Arabia Saudita sia il miglior alleato degli Usa e contemporaneamente vengano dalla stessa nazione i maggiori finanziamenti agli jihadisti; mi domando perchè nessuno ricorda mai che nel cuore dell'Europa c'è uno Stato a maggioranza musulmana, la Bosnia Erzegovina, con i musulmani più pacifici del mondo che sono stati massacrati a casa loro, e non certo da altri musulmani".

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