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Caso Yara: da omicidio all'arresto di Bossetti, le tappe/Adnkronos

26 gennaio 2015 | 21.14
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E' il 26 novembre 2010 quando Yara Gambirasio esce dalla palestra e di lei si perdono le tracce. Sono le 18.30 quando lascia il centro sportivo, poi il buio la inghiotte lungo quei 700 metri che la separano da casa. Alle 18.49 il suo cellulare Lg nero - l'ultima cella che aggancia è quella di Mapello - viene spento per sempre. Tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, mamma Maura e papà Fulvio devono smettere di sperare: il corpo della loro bambina viene trovato in un campo abbandonato a Chignolo d'Isola, non lontano da quel cantiere di Mapello dove conduce il fiuto dei cani utilizzati per le ricerche.

L'autopsia svela una ferita alla testa, le coltellate alla schiena, al collo e ai polsi. Nessun colpo mortale: era agonizzante, incapace di chiedere aiuto, ma quando chi l'ha colpita le ha voltato le spalle lei era ancora viva. Il decesso è avvenuto quando alle ferite si è aggiunto il freddo. Un delitto che porta all'arresto del muratore Mohamed Fikri, presto rilasciato per una traduzione sbagliata.

Ci vorranno oltre tre anni di indagini, migliaia di prelievi di Dna, per arrivare a identificare la traccia biologica sui leggings e sugli slip della vittima: 'Ignoto 1', il figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, morto nel 1999, è Massimo Giuseppe Bossetti arrestato il 16 giugno scorso con l'accusa di aver ucciso "con crudeltà" Yara . Sarà il ministro dell'Interno Angelino Alfano ad annunciare le manette per il presunto colpevole di un'indagine al contrario: prima la prova regina del Dna (un elemento su cui dopo la difesa ora anche il consulente della procura mette nero su bianco i suoi dubbi: il Dna mitocondriale di Bossetti non corrisponde con quello di 'Ignoto 1') e poi l'indagato.

Contro il 44enne operaio edile, oltre alla traccia biologica, ci sarebbe la calce trovata nei polmoni della 13enne compatibile con il lavoro dell'indagato, i tabulati telefoni che lo collocherebbero nello stesso posto la vittima e il presunto carnefice nel momento del delitto, il suo furgone che sarebbe stato ripreso più volte nella zona della palestra dove Yara scompare. La condotta di Bossetti, scrive il giudice delle indagini preliminari che conferma il carcere, è "particolarmente riprovevole per la gratuità e superfluità dei patimenti cagionati alla vittima, con un'azione efferata, rivelatrice di un'indole malvagia e priva del più elementare senso di umana pietà".

Elementi a cui la difesa di Bossetti si oppone, mentre il 44enne replica ribadendo la propria innocenza: "non posso confessare ciò che non ho fatto", ripete nei diversi interrogatori, prima della recente scelta di non rispondere al pm per evitare eventuali strumentalizzazioni e in attesa delle ultime indagini in dirittura d'arrivo. Nessun capello o pelo di Bossetti su quelli trovati su corpo e abiti della 13enne, le ultime relazioni sui mezzi sequestrati e sui computer non porterebbero ad aggravare il suo quadro indiziario.

Dal 28 ottobre scorso Bossetti non è più in regime di isolamento e divide la sua cella nella sezione 'protetti' (riservata ai detenuti accusati di particolari reati, ndr) del carcere di Bergamo. Mentre la difesa valuta la possibilità di una nuova istanza, il 25 febbraio verrà discusso il ricorso in Cassazione avanzato dai legali contro la decisione del Tribunale della libertà di Brescia di negare la scarcerazione. La procura, invece, secondo indiscrezioni ha tempo fino al 30 gennaio per poter chiedere il giudizio immediato nei confronti dell'indagato accusato di aver ucciso, con l'aggravante della crudeltà, Yara.

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