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Spazio: tra ghiacci e terre rare, la Luna del futuro è una miniera d'oro

04 febbraio 2015 | 16.05
LETTURA: 4 minuti

L'Inaf anticipa i piani della texana Shackleton Energy Company: avviare una missione con robot e uomini per estrarre i preziosi minerali e produrre idrogeno liquido come 'carburante' per le astronavi di passaggio. Ma anche la Cina ha già iniziato la sua corsa

Foto Inaf
Foto Inaf

La Luna del futuro è una miniera d’oro. Il nostro satellite è infatti un giacimento di minerali preziosi, ricco di terre rare e tanta acqua imprigionata in tonnellate di ghiaccio, buona per fabbricare idrogeno liquido per le astronavi di passaggio che hanno bisogno di rifornimento. E' l'Istituto Nazionale di Astrofisica a dedicare un'intera pagina on- line ai nuovi scenari che si aprono nello sfruttamento futuro della Luna.

L’idea di Dale Tietz, amministratore delegato della Shackleton Energy Company, "è quella di costruire una stazione di servizio nello spazio, dove il propellente per razzi possa essere acquistato a un prezzo decisamente competitivo rispetto ai costi previsti per l’invio di carburante da Terra", riferisce Davide Coero Borga in un report su media.inaf.it. La compagnia mineraria texana ha dunque un sogno nel cassetto: costruire una pompa di benzina spaziale per rifornire le astronavi di passaggio nell’orbita bassa terrestre.

Con 1,6 miliardi di tonnellate di ghiaccio d’acqua stipate nei poli settentrionale e meridionale, e abbondanza di elementi chimici appartenenti alle cosiddette terre rare, nascoste sotto la sua superficie, la Luna sta diventando un terreno molto appetibile per il settore di estrazione mineraria. Ed a spiegare perché stia crescendo il numero di agenzie spaziali private interessate a bucherellare il nostro satellite naturale è Richard Corfield, science writer, dalle colonne del mensile Physics World: il grigio e desolante paesaggio lunare nasconde una miniera d’oro.

Da quando la Nasa ha abbandonato il campo quarant’anni fa con le missioni Apollo, i voli spaziali senza piloti, sottolinea l'Inaf, hanno fatto un ottimo lavoro fotografando, scansionando e analizzando la Luna a 360 gradi. È così che sono stati scoperti gli importanti giacimenti di ghiaccio nelle regioni polari a nord e a sud del satellite. "Dove c’è ghiaccio, c’è combustibile" scrive Corfield. Ed è questo che accende gli interessi del settore minerario. Si può procedere all’estrazione del ghiaccio e alla riconversione in combustibile dell’acqua: idrogeno e ossigeno buoni per rifornire i serbatoi di partner spaziali 'in riserva' nell’orbita terrestre bassa.

La Shackleton Energy Company, riferisce Inaf, sta quindi progettando una missione mista umana e robotica sul campo in grado di rendersi autosufficiente man mano che l’attività di estrazione prende piede, fabbricando idrogeno sul posto. Rover, strumentazione e attrezzature in loco potrebbero essere i primi a essere alimentati dal ghiaccio lunare. E chi si sta portando avanti con i lavori per un futuro cantiere lunare è la Cina. Il programma spaziale cinese, dopo il primo storico allunaggio nel dicembre 2013 e le lunghe passeggiate del rover Yutu, prevede ora l’invio di una navicella spaziale robotica per raccogliere una serie di campioni di terreno.

La Cina sta lavorando bene e certo riuscirà in tempi rapidi a portare a casa il suo pezzo di Luna. Gli asiatici vogliono costruire una base sul satellite terrestre e garantirsi un monopolio sulle cosiddette terre rare, i minerali di vitale importanza per la tecnologia terrestre - dal telefono cellulare ai computer, dagli elettrodomestici alle batterie dell’auto - sempre più costosi e difficili da reperire sul nostro pianeta. Dunque, perché non andarle a prendere sulla Luna, sempre che il gioco valga la candela.

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