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Foibe: Venezia, la cerimonia ufficiale a Marghera in piazza dei Martiri

10 febbraio 2015 | 13.22
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Con il coro dei bambini delle scuole Grimani e Visentini di Marghera si è conclusa la cerimonia ufficiale del Giorno del Ricordo, che si è svolta questa mattina in piazzale Martiri delle Foibe a Marghera, la solennità civile nazionale italiana, istituita dal Parlamento nel 2004 che si celebra appunto il 10 febbraio per ricordare le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata durante la seconda guerra mondiale.

Una corona d'alloro sul cippo commemorativo è stata posta, tra gli altri, dal sub-commissario prefettizio del Comune di Venezia con delega alla Cultura, Sergio Pomponio, dal presidente e dai delegati alla Cultura e all'Urbanistica della Municipalità di Marghera, rispettivamente Flavio Dal Corso, Bruno Polesel, Donatella Marello, dal prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, dal presidente dell'associazione Venezia Giulia e Dalmazia, Alessandro Cuk.  

Il sub-commissario Pomponio ha portato i saluti del commissario Vittorio Zappalorto, affermando l'importanza della celebrazione voluta dallo Stato italiano: “L'obiettivo della legge che ha istituito il Giorno del Ricordo – ha precisato il sub-commissario – è quello di riportare alla memoria questa triste pagina di storia all'insegna però del rinnovamento, mettendo in evidenza quanto il fenomeno dell'esodo e della morte di persone che vogliono lasciare il proprio paese per cercare un futuro migliore sia attuale e sotto i nostro occhi ogni giorno”.

Anche il presidente Dal Corso si è soffermato su valore di questo momento commemorativo, evidenziando come il Comune di Venezia e la Municipalità di Marghera si siano spesi per l'intitolazione della piazza e la realizzazione del cippo ancora prima che fosse istituita la legge nazionale: “Venezia e Marghera sono da sempre geograficamente e culturalmente vicine alle vicende giuliano-dalmate – ha spiegato Dal Corso – e nemmeno i ripetuti imbrattamenti e danneggiamenti subiti dal monumento ci hanno fermato o ci hanno visti contrapporre polemicamente questa vicenda con quella della Resistenza. È significativo che a tutt'oggi non si conosca il numero esatto degli esuli e dei morti e che solo dopo il 1989 in Italia si sia iniziato a parlare di questa tragedia”.

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