Il primo cittadino di Grosseto Emilio Bonifazi dopo la pronuncia del Tar: "La trascrizione è solo simbolica e non porta alcun diritto. Serve una normativa altrimenti si lascia tutto in mano ai giudici"
La sentenza del Tar del Lazio, che ha accolto ieri il ricorso di alcune coppie gay contro l'annullamento disposto dal prefetto di Roma della trascrizione della loro unione contratto all'estero, dimostra l'urgenza che il legislatore "si faccia carico di una normativa" sul tema. Lo afferma all'Adnkronos il sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi che per primo trascrisse nel registro di stato civile, dando esecuzione a una sentenza giudiziaria, il matrimonio di una coppia omosessuale.
A Grosseto, di fronte al rifiuto degli uffici, i due coniugi fecero ricorso al tribunale ordinario che ordinò al Comune di procedere con la trascrizione. Successivamente però quest'ultima fu annullata, in esecuzione di una nuova sentenza della Corte di appello di Firenze che, accogliendo il ricorso della procura, ribaltò il giudizio di primo grado. "C'è stato un nuovo ricorso e ora c'è una fase sospensiva", spiega Bonifazi.
"C'è un vuoto normativo - spiega il sindaco - e ciò fa sì che la trascrizione non ha nessun valore, ossia dalla trascrizione del matrimonio non sussegue alcun diritto". "Da un lato c'è un discorso simbolico, dare simbolo e forza a dei segnali, dall'altra però c'è la realtà: dalla trascrizione non si ottengono diritti. Bisogna che il legislatore dica una parola se no si lascia tutto in mano ai giudici". "La circolare del Viminale non ha risolto il problema ma ha fatto solo confusione dando via ai ricorsi - conclude il primo cittadino - Sollecitiamo a questo punto il legislatore a intervenire".