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Caso Aldrovandi: Corte dei Conti condanna i 4 agenti a risarcire Viminale

27 marzo 2015 | 16.34
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La madre di Federico: "Sentenza giusta e storica che riconosce il danno incalcolabile alla società". L'avvocato dei poliziotti: "Chiederemo la revisione del processo penale, faremo ricorso contro la richiesta della Corte dei conti e causa di lavoro al Tar del Lazio". Sequestrato un quinto dello stipendio agli agenti che lo uccisero di botte. Maccari (Coisp), la famiglia cerca solo vendetta

Federico Aldrovandi (Infophoto)
Federico Aldrovandi (Infophoto)

Enzo Pontani, Luca Pollastri, Paolo Forlani e Monica Segatto, i 4 agenti di Polizia condannati per eccesso colposo in omicidio colposo per la morte di Federico Aldrovandi, sono stati condannati dalla Corte dei Conti dell'Emilia Romagna a risarcire il Viminale per una cifra complessiva di 560mila euro, suddivisa in diversa quota parte tra i quattro, in base ai tempi e ruoli che ebbero nelle fasi del controllo costato la vita al giovane di Ferrara, all'epoca appena 18enne.

La Procura aveva chiesto ai giudici contabili un risarcimento da 1,8 milioni, di fatto pari a quanto venne versato dallo Stato alla famiglia Aldrovandi, in seguito alla morte del ragazzo avvenuta il 25 settembre 2005, mentre tornava a casa.

"Una sentenza giusta, che è il riconoscimento di un danno fatto nei confronti della società, dello Stato e del Viminale, ma che in realtà non è quantificabile aritmeticamente". Così Patrizia Moretti, madre di Federico, commenta la sentenza con l'Adnkronos, parlando del pronunciamento come di un "passaggio fondamentale, storico, specie in questo momento in cui si parla di introdurre il reato di tortura". Un giudizio quello della Corte dei Conti, ha concluso Moretti, "che spero sia costruttivo per il futuro".

L'AVVOCATO DEI POLIZIOTTI: FAREMO RICORSO" - "Faremo ricorso in appello contro la sentenza delle Corte dei Conti - annuncia all'Adnkronos Marco Zincani, l'avvocato difensore dei poliziotti -. Visto che questo giudizio attribuisce allo Stato il 70% della responsabilità, stravolgendo e sradicando l'impianto penale" che ha portato alla condanna definitiva dei 4 agenti, "chiederemo anche la revisione del processo penale, infine faremo una causa di lavoro al Tar del Lazio per le condizioni in cui sono costretti ad operare gli agenti, a partire dalle tecniche di ammanettamento a terra". Il pronunciamento della Corte dei Conti emiliana "non riconosce la cooperazione nell'omicidio colposo - prosegue Zincani - tanto che distingue il primo equipaggio dandogli maggiore responsabilità, rispetto al secondo equipaggio che giunse" quella mattina di 10 anni fa in via dell'Ippodromo. "Ma questo distinguo è esattamente l'opposto di quanto emerso al processo penale" precisa l'avvocato, convinto che dunque "ci sono tutti gli estremi per la revisione del processo penale". Distinguendo sui tempi di arrivo e quindi di partecipazione all'azione, i giudici contabili hanno infatti chiesto 250mila euro a testa a Pontani e Pollastri, arrivati sul posto per primi e 56mila a testa a Forlani e Segatto, giunti in supporto dei colleghi. "Considerato che la Procura aveva chiesto 1,9 milioni di euro di risarcimento, pari al risarcimento che lo Stato ha versato alla famiglia Aldrovandi - continua l'avvocato - è evidente che viene riconosciuta agli agenti solo il 30% della responsabilità, ma noi in Appello smonteremo anche questa parte, specie considerato che i giudici non hanno preso in esame la nota che ho prodotto e che contiene la risposta del Viminale ad un mio quesito e in cui si afferma che gli agenti non hanno agito con colpa". La richiesta di revisione del processo penale avverrà comunque dopo l'appello davanti alla Corte dei Conti.

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