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Omicidio Meredith: il movente e la ricostruzione nelle quattro sentenze

27 marzo 2015 | 23.33
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In principio fu il movente sessuale, la prima sentenza di condanna, emessa a carico di Amanda Knox e Raffaele Sollecito individuava in un un gioco erotico finito male il motivo dell'omicidio di Meredith Kercher. “Improvvisamente liberi dagli impegni che entrambi avevano – scrivevano i giudici di primo grado di Perugia che li condannarono a 25 e 26 anni di reclusione - andarono in piazza Grimana, dove avrebbero incontrato Rudy Hermann Guede che era solito frequentare il campetto da basket. Insieme sarebbero andati verso la casa delle ragazze in via della Pergola. Il fatto che Rudy e Raffaele non si conoscessero “non esclude il concorso nei reati ipotizzati”. Per i giudici, Amanda e Raffaele si appartarono in camera di Amanda. “E’ quindi possibile che Rudy, uscendo dal bagno, ( come ipotizzato in sentenza, ndr) si sia lasciato trascinare da una situazione avvertita come carica di sollecitazioni sessuali e cedendo alla propria concupiscenza, abbia cercato di soddisfare le proprie pulsioni portandosi nella stanza di Meredith che era sola nella propria camera con la porta quantomeno socchiusa”. “ La reazione e il rifiuto di Meredith dovettero essere stati sentiti da Amanda e Raffaele, i quali anzi ne dovettero essere disturbati ed intervennero, per quanto evidenziano gli eventi, spalleggiando Rudy, diventando i suoi aggressori e i suoi uccisori”. La spiegazione per cui i due fidanzati aiutano Rudy arrivava poche righe dopo in sentenza, “ la prospettiva di aiutare Rudy nel proposito di soggiogare Meredith per abusarne sessualmente,poteva apparire come un eccitante particolare che, pur non previsto, andava sperimentato”.

A ribaltare tutto fu la Corte d'Assise d'Appello di Perugia presieduta dal giudice Claudio Pratillo Hellmann, che emise una sentenza di assoluzione per “mancanza di prova di colpevolezza”per i due ex fidanzatini permettendo ad Amanda di volare per sempre negli Usa. I giudici di secondo grado scrissero infatti che “l’ordinamento, se tollera l’assoluzione del colpevole, non tollera la condanna dell’innocente” . E questo perchè, per i giudici, gli elementi indizianti “sono venuti meno nella loro materialità: così è per l’ora della morte, accertata dalla Corte d’Assise di primo grado intorno alle 23 e individuata da questa Corte intorno alle 22.15; così è per i risultati delle indagini genetiche effettuate dalla polizia scientifica e per l’analisi delle impronte e delle altre tracce rilevate all’interno dell’abitazione di via della Pergola, e, conseguentemente per l’individuazione dell’arma del delitto e per la presenza di Raffaele Sollecito e Amanda Knox al momento del delitto: così è per la ritenuta simulazione della penetrazione nella casa di via della Pergola mediante effrazione della finestra o per il comportamento tenuto dai due imputati nei giorni successivi”. “Il venire meno degli elementi materiali del progetto accusatorio non consente, ovviamente – scrivevano -, di pervenire ad una pronuncia di colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio” . Parallelamente all'assoluzione, i giudici di secondo grado demolirono anche il movente individuato nel primo processo: “La Corte d’Assise di primo grado – sostenevano - ha avvertito la necessità di cogliere un movente che però, mentre non è corroborato da alcun elemento di prova, è esso stesso niente affatto probabile: la scelta improvvisa da parte di due giovani, bravi e disponibili verso gli altri, del male per il male, così senza altra utilità, tanto più incomprensibile perché diretta a sostenere l’azione criminosa di un giovane, Rudy Guede, con il quale essi non avevano nessun rapporto, e diverso dalla loro storia personale, carattere e condizione umana”.

Dopo l'assoluzione, fu la volta della prima Cassazione. Gli ermellini accogliendo il ricorso della procura generale di Perugia annullarono la sentenza con rinvio alla corte di secondo grado di Firenze. Inatti, per la Suprema Corte, gli indizi a carico di Amanda e Raffaele "sono stati completamente sottovalutati'', e il possibile movente andrebbe ricercato in un ''gioco erotico spinto di gruppo, che ando' deflagrando, sfuggendo al controllo''. ''La pronuncia impugnata -scriveva la Corte nelle motivazioni- presta il fianco al lamentato vizio di violazione di legge e di difetto di adeguata motivazione nel passaggio cruciale della ricostruzione del fatto che attiene alla presenza di concorrenti nel reato, nell'abitazione nella disponibilita' oltre che della vittima, della sola Knox, in quella maledetta serata, profilo che non va sicuramente inteso in un automatismo probatorio proprio, ma che costituisce un segmento significativo nell'itinerario costruttivo''. Ed è per questo che ''il giudice del rinvio dovra' porre rimedio, nella sua piu' ampia facolta' di valutazione, agli aspetti di criticita' e contraddittorieta', operando un esame globale e unitario degli indizi''. L'esito di questa ''valutazione osmotica sara' decisiva non solo a dimostrare la presenza dei due imputati ( Raffaele Sollecito e Amanda Knox, ndr) nel locus commissi delicti, ma ad eventualmente delineare la posizione soggettiva dei concorrenti di Rudi Guede”.

E i giudici di Firenze, pur individuando il movente non in un gioco erotico, avrebbero seguito i dettami della Cassazione, individuando in Amanda Knox e Raffaele Sollecito i due colpevoli. La Corte d'Assise d'Appello di Firenze scrisse infatti nelle sue motivazioni che “la sera dell'omicidio Amanda Knox fece entrare nel'appartamento Rudy Hermann Guede, che la vittima conosceva, ma con il quale non risulta avesse mai intrattenuto rapporti che non fossero del tutto formali. Rudy Hermann Guede sicuramente tenne un comportamento poco urbano all'interno dell'abitazione, comportamento certamente idoeo a infastidire non poco Meredith, la quale probabilmente si era anche accorta della sparizione del denaro riposto nella sua camera e che costituiva la sua quota per il pagamento dell'affitto”. “Le due circostanze – scrivevano ancora i giudici – potrebbero quindi aver costituito effettivamente un valido motivo per Meredith Kercher, la quale non aveva in simpatia l'imputata, per chiedere a quest'ultima spiegazioni in maniera pressante”. “Ad un certo punto dell'aggressione – è ancora la corte fiorentina - si era andati troppo oltre. Meredith Kercher doveva essere messa in condizione di non denunciare l'aggressione subita”. E’ anche per questo, per i giudici fiorentini che Meredith venne uccisa. “Lasciarla in vita – spiegano – avrebbe costituito per gli aggressori la certezza della punizione”. E in questa ricostruzione, per i giudici della Corte 'dAssise d'Appello, “l'aggressione della ragazza inglese fu simultanea e posta in essere da tutti e trei correi, i quali collaborarono tutti per il fine che si erano proposti: immobilizzare Meredith Kercher ed usarle violenza”. E in questa aggressione, si ebbe in una “progressione di aggressività” in cui “può collocarsi la condotta di violenza sessuale che corrispose per quanto riguarda Rudy Guede alla soddisfazione di un proprio istinto sessuale”, mentre per “ quanto attiene ad Amanda e Raffaele in una volontà di prevaricazione e di umiliazione nei confronti della ragazza inglese”.

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