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Animali: Anammi, liti condominiali una grana per amministratori, serve buon senso

12 aprile 2015 | 15.44
LETTURA: 6 minuti

Aumentano le liti. Bica (Anammi): "Serve buon senso, non si delibera con un'assemblea il corretto comportamento". Tra i casi più insoliti riferiti da Aidaa il divieto di ascensore per un cane troppo grasso e dei tetti per i gatti

 (Infophoto)
(Infophoto)

Cani che abbaiano fino allo stremo, chiusi fuori sul balcone per giornate intere, ma anche pappagalli che insultano la vicina. Le liti per animali in condominio sono in aumento "ma poco possono gli amministratori. Quello che dovrebbe prevalere è il buon senso" dice all'Adnkonos Giuseppe Bica, presidente nazionale dell'Anammi, Associazione nazional-europea amministratori d'immobili, commentando le cifre di Aidaa che parla di oltre 32mila richieste arrivate nel 2014 al tribunale degli animali dell'Associazione per la tutela legale degli animali in condominio, con un aumento del 7% rispetto all'anno precedente: 21mila liti hanno riguardato i cani, circa 7mila i gatti, e poi altri animali. Dodici liti anche a causa di insulti di pappagalli ai vicini di casa.

Alcuni dei casi riferiti all'Adnkronos da Aidaa fanno sorridere se non fosse che poi, alcuni di questi, sono fonti di liti condominiali e spesso finiscono in tribunale. A Roma nel novembre 2014 un condominio della zona di Piazza Cavour aveva deliberato che i cani sopra i cinquanta chili non potevano salire in ascensore nemmeno con guinzaglio e museruola. Il proprietario di un cane corso che vive all'attico ha chiamato il tribunale degli animali di Aidaa che a sua volta ha contattato l'amministratore di condominio spiegando che non è possibile, in base alle sentenze della Corte di Cassazione, proibire ai cani di salire in ascensore. L'amministratore ha fatto annullare la delibera nella seduta di gennaio di quest'anno dell'assemblea del condominio.

Altra delibera singolare è quella di un condominio di Crema in provincia di Cremona che ad agosto 2014 aveva stabilito che i gatti non potevano salire sul tetto del condominio in quanto rompono le tegole. Né i gatti né i condomini loro padroni hanno ovviamente ottemperato alla delibera del condominio che dopo alcuni mesi l'ha revocata grazie a un intervento di Aidaa.

Un'altra battaglia, sottolinea ancora l'associazione, quella che tra luglio e agosto dello scorso anno ha coinvolto il web nei confronti di una persona che a Milano aveva lasciato per alcuni giorni il cane in un piccolo balcone, con rimostranze dei condomini del piano di sotto che si vedevano arrivare tutti gli escrementi in testa. Il caso in zona Lambrate ha scatenato il web, ma il motivo per il quale è scattato l'intervento del tribunale degli animali, che ha poi denunciato per maltrattamento il proprietario dell'animale alla Forestale, all'inizio era stato dettato dalla segnalazione del vicino che chiedeva le spese per l'acquisto di un parrucchino nuovo, in quanto il cane gli aveva fatto la pipì in testa rendendo inservibile il parrucchino.

Un caso insolito è accaduto poi nel mese di aprile dello scorso anno nel comune di Marotta vicino ad Ancona. Il pappagallo di una donna, situato in una bella voliera in giardino, tutti i giorni si rivolgeva con una parolaccia alla vicina, una suora laica. Questa si è rivolta al tribunale degli animali e il caso è stato risolto spostando il pappagallo nel giardino dietro casa.

"Il buon senso dovrebbe prevalere sulle questioni condominiali, sempre. Ma nel caso degli animali noi invochiamo più rispetto - dice il presidente dell'Anammi - Questo vuol dire considerare gli spazi naturali in cui si devono muovere. Per i cani, soprattutto quelli di grande taglia, vivere sul balconcino di casa è sicuramente avvilente. Spesso però questo mio pensiero viene interpretato in maniera diversa, come una sorta di intolleranza verso gli animali. L'ambiente condominiale secondo me non è quello più adatto alla vita di un cane, si immagini cani anche di grossa taglia relegati in un terrazzino. Diverso è il caso in cui si abbia un giardino o uno spazio più vivibile. Un condominio come lo intendiamo noi, verticale con spazi limitati verso l'esterno, è sicuramente incompatibile con la vita di un animale domestico".

Prima della riforma del 2012 i regolamenti condominiali potevano impedire a un condomino di tenere nel suo appartamento animali domestici, oggi la legge non lo consente. Ma ciò "vale solo per i nuovi regolamenti dopo la riforma - spiega Bica - Per cui chi compra una casa dovrebbe stare attento a esaminare il regolamento di condominio".

Bica fa l'esempio di "cani abbandonati chiusi sul balcone, con escrementi dappertutto e percolazioni per chi abita di sotto. C'è stato un caso proprio qui a Roma dove sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per liberare l'animale. E poi bisognini sulle scale o nell'ascensore, serpenti che scappano e così via. Lo trovo intollerabile. Tempo fa per una mia intervista in tv fui preso d'assalto dagli animalisti che dicevano che i miei interventi erano contro gli animali. Ma è proprio il contrario: il rispetto per gli animali impedisce che avvengano fatti di questo tipo. Il cane deve essere libero di giocare, muoversi e di correre".

"Il condominio è diventato un costo notevole che la crisi non ha fatto altro che incrementare - sottolinea in conclusione il presidente nazionale dell'Anammi - e l'amministratore poco può fare. E' una giungla di situazioni che noi viviamo tutti i giorni. Non si delibera con un'assemblea il buon comportamento del cane o del padrone, soprattutto. L'animale normalmente non dà fastidio a nessuno, è il comportamento del padrone che dà fastidio quando non c'è rispetto per gli altri. Dipende tutto non dagli animali ma dai proprietari. E resta comunque sempre il fatto che per me l'ambiente condominio non è ospitale per gli animali".

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