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Sicilia: 'Una tragedia l'autostrada chiusa', l'odissea dei pendolari

13 aprile 2015 | 13.12
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Il racconto di un insegnante, manager e due magistrati che percorrevano prima della chiusura dell'autostrada Palermo-Catania

Autostrada - (Foto d'archivio)
Autostrada - (Foto d'archivio)

"E' una tragedia, spero che qualcuno se ne renda conto. Ieri sera sono partita da Palermo poco dopo le 23 e sono arrivata a Caltanissetta intorno alle 2.15, più di tre ore di viaggio per poco più di cento chilometri. Per non parlare della sicurezza per chi è su un'auto blindata". E' lo sfogo di Lia Sava, Procuratore aggiunto di Caltanissetta, tra le 'vittime' della chiusura dell'autostrada Palermo-Catania, che di fatto ha diviso in due la Sicilia. Il magistrato, che è sotto scorta da anni e che è costretta a viaggiare sull'auto blindata, pone anche un problema di sicurezza personale: "La strada che siamo costretti a percorrere dopo l'uscita di Scillato non è illuminata, è franata, non esistono i guardrail e farla con la blindata è pericolosissima", dice all'Adnkronos. "E il Procuratore capo Sergio Lari, anche lui pendolare tra Palermo e Caltanissetta, si trova nella stessa situazione - dice ancora Lia Sava - E' un problema serissimo. Probabilmente in futuro farò la Palermo-Agrigento e poi, ma si allunga ancora di più. Spero che si faccia subito qualcosa".

Dello stesso parere anche il Procuratore capo dei minori di Caltanissetta, Laura Vaccaro, fino all'anno scorso nella Dda di Palermo. Anche lei è una pendolare. "Anche se non faccio la strada tutti i giorni - spiega - Però è un problema serissimo. Siamo tornati agli anni Cinquanta, senza autostrada. E per non parlare delle attività turistiche, economiche, in gravissimo pericolo. E non ho letto una riga sui giornali nazionali di questa tragedia". Laura Vaccaro ha due sorelle che "viaggiano tutti i giorni da Favara, nell'agrigentino, fino a Misilmeri e Palermo. "Si alzano alle quattro del mattino per potere raggiungere le scuole dove insegnano e le strade sono tortuose - denuncia ancora Laura Vaccaro - Perché ci costringono a vivere come nel Medioevo? E la cosa peggiore è che non vedo alcuna reazione".

Salvatore Sireci è, invece, un insegnante di scuola media. E' stato tra i primissimi a subire il disagio dell'autostrada chiusa. Sireci insegna in una scuola di Castellana, nel cuore delle Madonie e vive a Cefalù (Palermo). "Quando c'è stato il crollo ero a scuola a Castellana e dovevo tornare a casa. Prima arrivavo in appena 50 minuti di strada - dice all'Adnkronos - venerdì sera, per tornare a Cefalù ci ho impiegato quasi due ore e mezzo. Sono dovuto uscire da Cerda, raggiungere Caltavuturo e da lì l'uscita per l'autostrada. Il problema non è solo quello dell'autostrada chiusa. Ma le strade alternative sono impercorribili e impraticabili. E' un disagio davvero enorme. Si tratta di strade franate, con cedimenti, è stata una vera e propria odissea percorrerla. In fila indiana per ore con mezzi in difficoltà". E se dovesse piovere il problema sarebbe ancora più grave perché il terriccio finirebbe sulle strade mettendo in pericolo gli automobilisti".

Cristina Chiummop è una manager che gira tutti i giorni la Sicilia in lungo e largo. Anche oggi era in viaggio. "Per andare a Catania sono andata da Palermo prima a Messina e poi a Catania - racconta la manager di una multinazionale Usa - è una fatica immensa". Anche venerdì Cristina Chiummo era sulla Palermo-Catania ed è stata costretta a fare la Statale per Cerda. "Quella non si può definire una strada - si sfoga - è una trazzera. Quella strada non è percorribile".

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