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Rissa su barcone, 12 cristiani gettati in mare per motivi religiosi: 15 fermi a Palermo

16 aprile 2015 | 14.35
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Alcuni musulmani avrebbero buttato in acqua i profughi al culmine di una lite. Orlando firma la richiesta di arresto. Il procuratore all'Adnkronos: "Fatto, se confermato, getta una nuova luce sulla pericolosità di certi arrivi". Trapani, testimoni parlano di un altro naufragio: "Morti 40 migranti". Aperta inchiesta. Allarme Ue: "La situazione nel Mediterraneo è grave e peggiorerà". Guardia costiera, in pochi giorni circa 10.000 migranti soccorsi - Infografica - Video (1 - 2). Prefetti: "Difficile trovare strutture". Libia: "Pronti a collaborare con Ue"

(Immagine di repertorio - Foto Infophoto)
(Immagine di repertorio - Foto Infophoto)

Quindici migranti musulmani, sbarcati nei giorni scorsi a Palermo, sono stati fermati dalla Squadra mobile con l'accusa di aver gettato in mare 12 profughi cristiani durante la traversata per raggiungere l'Italia. All'origine dell'ennesima tragedia nel canale di Sicilia ci sarebbe una lite finita in rissa tra un gruppo di musulmani e uno di cristiani.

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha firmato la richiesta di arresto per i 15 immigrati. L'intervento di Orlando si è reso necessario, come prevede la legge, perché i fatti sono accaduti in acque internazionali. E' stato il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi a inoltrare la richiesta al ministro.

"E' un fatto terribile. Se davvero dovesse essere una lite scoppiata per motivi religiosi la causa della tragedia avvenuta nel canale di Sicilia sarebbe ancora più brutto nella tragicità dei fatti, perché getterebbe una luce particolare sulla pericolosità di certi arrivi", ha commentato il procuratore capo di Palermo Lo Voi parlando con l'AdnKronos.

Si sono svolti intanto al carcere Pagliarelli di Palermo gli interrogatori di 14 immigrati fermati con l'accusa di omicidio plurimo. Un quindicesimo fermato è minorenne e verrà sentito dalla Procura dei minori.

E proseguono gli interrogatori dei testimoni, una decina di migranti, tutti di nazionalità nigeriana e ghanese. Sono stati i loro racconti a fornire agli agenti della Squadra Mobile di Palermo "particolari agghiaccianti" sul viaggio intrapreso dalle coste libiche.

"I naufraghi - raccontano gli inquirenti - parecchi dei quali in lacrime, hanno raccontato di essere superstiti, ma non di un annegamento provocato dalle avverse condizioni meteo o dall'inefficienza del natante, ma generato dall'odio umano".

Imbarcati il 14 aprile su un gommone partito dalle coste libiche e stipato di 105 passeggeri, durante il viaggio nigeriani e ghanesi, in minoranza, "sarebbero stati minacciati di morte, in particolare di essere abbandonati in acqua, da una quindicina di passeggeri di nazionalità ivoriana, senegalese, maliana e della Guinea Bissau".

Il motivo del risentimento, a quanto hanno raccontato i sopravvissuti, sarebbe stato il credo cristiano delle vittime al contrario di quello musulmano professato dagli aggressori. "Le minacce - raccontano gli inquirenti - si sarebbero concretizzate di lì a poco e avrebbero visto soccombere tra i flutti del mar Mediterraneo 12 individui, tutti di nazionalità nigeriana e ghanese. I superstiti si sarebbero salvati soltanto perché oppostisi strenuamente al tentativo di annegamento, in alcuni casi formando anche una vera e propria catena umana".

E si contano ancora altre vittime tra i migranti. Dalle testimonianze di alcuni profughi sbarcati a Trapani emergerebbe una nuova tragedia dell'immigrazione: una quarantina di profughi, tutti dell'Africa subsahariana, sarebbero morti in mare durante la traversata dalla Libia.

La Procura di Trapani ha aperto un'inchiesta sulla nuova tragedia del mare. Gli uomini della Squadra mobile si sono recati al Centro di accoglienza per sentire i quattro superstiti che hanno lanciato l'allarme "e capire cosa è accaduto", spiegano gli inquirenti. La Procura, diretta da Marcello Viola, indaga contro ignoti. "Stiamo facendo tutti gli accertamenti - spiega Viola all'Adnkronos - per procedere con le ipotesi di reato".

E mentre gli sbarchi sulle coste dell'Italia meridionale non si arrestano, continua senza sosta il lavoro della polizia che oggi ha arrestato diversi presunti scafisti.

Si muove anche l'Ue. Una portavoce della Commissione europea ha dichiarato che la situazione dei flussi migratori nel Mediterraneo "è grave e peggiorerà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi" con il miglioramento delle condizioni meteorologiche.

La portavoce dell'esecutivo di Bruxelles ha spiegato che la situazione peggiorerà a causa "del miglioramento delle condizioni meteorologiche e del perdurare della situazione di instabilità e dei conflitti nei Paesi vicini". Ma, ha continuato, "dobbiamo essere sinceri: la Commissione europea non può fare tutto da sola. Stiamo mettendo tutte le nostre energie nell'elaborazione di una strategia complessiva sull'immigrazione, ma non abbiamo una 'pallottola d'argento' o una panacea che risolvano di colpo tutti i problemi". Al momento la Commissione "non ha i finanziamenti né il sostegno politico per creare un sistema di guardia di frontiera europea" per condurre le operazioni di ricerca e salvataggio dei migranti in difficoltà, ha sostenuto la portavoce.

Da venerdì scorso, ha evidenziato, 7.850 migranti sono stati salvati in mare dalla guardia costiera italiana, ma "non ci sono ancora conferme affidabili "sull'annegamento di 400 persone nelle ultime ore. L'operazione Triton "ha avuto molto successo", anche se "non eguaglia" l'operazione italiana Mare Nostrum, ma è "l'esatta risposta a quanto richiesto dall'Italia".

Intanto, è polemica all'interno del nostro Paese per l'individuazione di strutture di accoglienza da parte dei prefetti per far fronte al massiccio arrivo dei migranti. Il sindaco di Verona e candidato alla presidenza della Regione Veneto, Flavio Tosi, sostiene che Matteo Renzi "non può restare inerte a quella che rischia di diventare un'invasione e scaricare su prefetti e sindaci l'onere dell'accoglienza perché il sistema non regge".

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